Cibi ultraprocessati, rischi per la salute mentale da uno studio australiano

05 Giugno 2023

Un consumo elevato di alimenti ultra-processati può rappresentare un indicatore di rischio per la comparsa di depressione. A segnalarlo, uno studio australiano da poco pubblicato sul Journal of affective disorders.

La ricerca ha preso in esame 15 anni di dati relativi a oltre 23 mila partecipanti al Melbourne collaborative cohort study, uno studio osservazionale sulla correlazione tra dieta, stile di vita e comparsa di malattie croniche non trasmissibili. A inizio studio, nessuno era in cura per sintomi di ansia o depressione. Tramite l’utilizzo di questionari alimentari, i partecipanti sono stati suddivisi in quartili sulla base del consumo di alimenti ultraprocessati. Quelli del quartile più alto, avevano il 50% dell’apporto energetico derivato da cibi ultraelaborati, quelli del quartile più basso il 30. ll disagio psicologico è stato misurato tramite Kessler psychological distress scale (K10), un test basato su dieci voci.

Dopo aver corretto possibili effetti confondenti, al termine dei 15 anni di follow up l’analisi dei dati ha mostrato che gli appartenenti al quartile più alto avevano il 23% di probabilità in più di mostrare "elevato disagio psicologico", rispetto al quartile più basso.

Melissa Lane, dell'Institute for mental and physical health and clinical translation (Impact), food & mood center, school of medicine, presso la Deakin University, prima firma dello studio: “Anche dopo aver tenuto conto di fattori come fumo, livello di istruzione, reddito e attività fisica, spesso correlati a scarsi esiti di salute, i risultati mostrano che un maggiore consumo di alimenti ultra-elaborati si associa a un rischio più elevato di depressione".

Gli alimenti ultra-elaborati, sottolineano gli Autori, sono generalmente ricchi di carboidrati, grassi saturi ed energia e poveri di proteine e fibre. È probabile che tutte queste caratteristiche aumentino l'infiammazione, che è stata collegata alla depressione e ad altri problemi di salute mentale. In aggiunta, spesso sono anche a basso contenuto di micronutrienti, come vitamine B12, vitamina D, vitamina E, niacina, piridossina, rame, ferro, fosforo, magnesio, selenio e zinco, tutti fattori che possono avere un impatto sulla salute mentale.

Così concludono: “I nostri risultati indicano una correlazione tra maggior consumo di cibo ultra-elaborato e rischio di depressione. Sono, però, necessari ulteriori studi prospettici e di intervento per identificare i meccanismi sottostanti a tale effetto, capire meglio i nutrienti in gioco e definire in seguito strategie nutrizionali e di salute pubblica per la gestione dei disordini mentali più comuni”.

Nicola Miglino

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