Da qui, sono state selezionate quelle di cui si disponevano dati relativi alle abitudini alimentari, reperiti grazie a un questionario nutrizionale sottoposto durante una visita ambulatoriale nel corso del primo trimestre di gravidanza.
Le risposte hanno consentito la determinazione di un punteggio rispetto al consumo di nove componenti chiave della dieta mediterranea: verdura, frutta, noci, cereali integrali, legumi, pesce, rapporto tra grassi monoinsaturi e saturi, carni rosse e lavorate e alcol. L’età media delle partecipanti era di 27 anni, mentre il 10% era over 35, con un 20% di obese.
I risultati indicano come un punteggio associato a elevato consumo di nutrienti tipici della dieta mediterranea si correli a una probabilità inferiore del 21% di avere una complicanza qualsiasi nel corso della gravidanza, nonché a un rischio inferiore del 28% e del 37% di incorrere, rispettivamente, in preeclampsia/eclampsia e diabete gestazionale. Non si sono registrate differenze per razza, etnia o sulla base del Bmi precedente alla gravidanza, mentre si è vista una maggiore protezione della dieta mediterranea nelle over 35.
"Lo studio conferma che un modello alimentare più sano si associa a un minor rischio di esiti avversi in corso di gravidanza, in particolare per quanto riguarda la preeclampsia", sottolinea Natalie Bello, cardiologa presso lo Smidt heart institute di Los Angeles e coordinatrice della ricerca. "L’aspetto interessante, tra l’altro, è che l’evidenza emerge a prescindere dall’etnia di appartenenza. Tra i limiti del nostro studio, il dato sui consumi alimentari rilevato solo tramite autodichiarazioni delle partecipanti. Per questo riteniamo opportuno l’avvio di studi di intervento in grado di suggerirci indicazioni nutrizionali puntuali per la prevenzione di complicanze in corso di gravidanza”.
Nicola Miglino