Invecchiamento attivo: occhio alle carenze nutrizionali

26 Ottobre 2022

Una corretta alimentazione può essere un importante alleato per la prevenzione di malattie infettive e patologie croniche, soprattutto negli anziani. A sottolinearlo, nei giorni scorsi, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione promossa dalla Fao, HappyAgeing, l’Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo, nel corso di un incontro a Roma.

“In un mondo occidentale che progressivamente invecchia, per far fronte alle possibili patologie e favorire un invecchiamento in salute occorrono politiche che favoriscano una corretta alimentazione, individuata come fondamentale anche dall’agenda europea per l’invecchiamento attivo”, spiega Michele Conversano, presidente del comitato tecnico scientifico di HappyAgeing. “Per raggiungere questo obiettivo occorre stare attenti agli effetti della crisi economica, che può cambiare la composizione del carrello della spesa, in qualità e quantità, ma anche puntare a una più precisa e diffusa informazione su questa importante tematica, senza indulgere a mode e falsi miti”.

Se l’alimentazione in alcuni Paesi è, purtroppo, ancora questione di sopravvivenza, nei Paesi con maggiore benessere diventa, però, un pilastro per la difesa della salute, soprattutto con l’avanzare degli anni.

“Un sistema immunitario attivo e giovane può fare la differenza, tanto nel difendersi dalle malattie infettive quanto da quelle croniche e il concetto di gioventù dovrebbe essere inteso non tanto come un fattore anagrafico ma, prima di tutto, come una questione biologica”, sottolinea Stefania Maggi, dirigente di ricerca presso il Cnr - Sezione invecchiamento di Padova, presidente della Fondazione Dieta mediterranea e past president dell’European union geriatric medicine society. “Se contro lo scorrere degli anni non si può far nulla, molto si può invece fare per rallentarne l’effetto a livello biologico, agendo su corretti stili di vita, anche a partire dalla nutrizione”.

Amedeo Zurlo, vicepresidente della Società italiana di geriatria ospedale e territorio e direttore della Sc Geriatria Aou di Ferrara ha posto l’accento sui disturbi dell’alimentazione, una delle sindromi geriatriche che maggiormente impattano sulla durata e sulla qualità della vita delle persone anziane.

“Negli ultimi anni, le evidenze scientifiche hanno rilevato come uno stato nutrizionale carente possa aggravare il fisiologico calo di efficienza del sistema immunitario senile, ponendo le basi per un'aumentata suscettibilità alle infezioni, di cui si è avuta purtroppo riprova nelle recenti ondate epidemiche di infezioni da virus Sars-CoV-2, che hanno colpito in prevalenza i soggetti più anziani”, sottolinea Zurlo. “Al contempo, la ricerca scientifica ha da tempo evidenziato come una corretta alimentazione, finalizzata a prevenire le più comuni carenze nutrizionali, sia in grado di sostenere il sistema immunitario senile e di renderlo competente nella profilassi dei fenomeni infettivi”.

Sulla necessità di una corretta informazione in tema di nutrizione delle persone anziane, sono intervenuti Claudio Pedone, direttore Uoc di Geriatria al Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma e membro Società italiana di gerontologia e geriatria e Roberto Copparoni, della Direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del ministero della Salute.

“Nella mia attività clinica mi capita spesso, purtroppo, di vedere alimentazioni sbilanciate negli anziani a seguito di messaggi fuorvianti che si focalizzano sulla necessità di consumare poco un cibo o molto un altro senza un bilanciamento dei nutrienti”, dice Pedone. “Dire che la carne fa male o che i grassi vanno eliminati sono semplificazioni che non aiutano, tanto più se non inserite in una logica che riguarda lo stile di vita complessivo. C’è molto da fare sul fronte educativo di tutta la popolazione, degli operatori sanitari e dei caregiver, incluse le persone che fanno assistenza agli anziani. Bisogna fornire prima di tutto conoscenze e strumenti, e tra questi ultimi un valido supporto potrebbe venire da una consapevole lettura delle etichette nutrizionali dei cibi, capacità meno diffusa di quello che si creda. Inoltre, se da una parte occorre spiegare come funzionano e come si leggono le etichette, sarebbe utile anche pensare a una modifica del criterio con cui recentemente il sistema di etichettatura è stato riformato perché pur avendo introdotto i colori, che di fatto sono quelli del sistema a ‘semaforo’, questi possono dare a colpo d’occhio informazioni fuorvianti”.

Conclude Copparoni: “Anche il ministero della Salute ha di recente elaborato un documento sul miglioramento della salute dell’anziano per gli aspetti nutrizionali, con particolare riguardo alla malnutrizione per difetto. Un lavoro importante, ma che da solo non basta. Bisogna fare sensibilizzazione e formazione su tutto il territorio, creare un sistema di sorveglianza nutrizionale che ci permetta di misurare quanta di questa sensibilità si traduce poi in risultati e magari anche inserire nella cartella clinica una scheda nutrizionale, che attualmente manca. Una mancanza che già fa capire quanta cultura al riguardo c’è ancora da fare, soprattutto nella presa in carico geriatrica dove un elemento come questo dovrebbe trovare uno spazio importante”.

Sul tema delle etichette nutrizionali, infine, Copparoni aggiunge: “Potevano essere un buono strumento, ma l’attuale evoluzione della normativa non aiuta perché, se pur con la volontà di semplificare la lettura da parte del consumatore, si è caduti in un eccesso opposto che può finire per orientare la scelta verso i prodotti a etichetta verde. In questo modo si escludono, però, di fatto, nutrienti che, nella giusta quantità, sono importanti. Un sistema che in nome della facilitazione potrebbe finire per deresponsabilizzare anziano e caregiver, con un effetto opposto a quello desiderato per quanto riguarda la nutrizione consapevole”. (n.m.)

 

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