Gusto e olfatto: alterazioni post Covid nel 5 per cento dei casi

30 Agosto 2022

Almeno il 5% dei pazienti guariti dal Covid-19 continua a mostrare, a distanza di tempo, alterazione di gusto e olfatto. Qualcosa come 27 milioni di persone nel mondo, considerato che sono circa 550 milioni i casi ufficialmente confermati a oggi. A fornire questi numeri, una ricerca pubblicata sul British medical journal che ha preso in esame i dati di 18 studi osservazionali che hanno indagato il fenomeno dell’ageusia e dell’anosmia su quasi 4 mila pazienti Covid guariti.

Mentre, infatti, è nota l’esperienza di questa specifica sintomatologia nel 40-50% dei casi in corso di malattia, poco si sa rispetto alla persistenza a lungo termine. Lo studio ha concluso che la perdita dell'olfatto può persistere nel 5,6% dei casi, mentre il 4,4% dei pazienti rischia di non recuperare il senso del gusto. A 30 giorni dall'infezione, solo il 74% dei pazienti riporta il recupero dell'olfatto e il 79% del gusto. I tassi di recupero aumentano con il passare dei mesi, raggiungendo un picco del 96% per l'olfatto e del 98% per il gusto dopo sei mesi. Le donne recuperano con maggiore difficoltà, così come la gravità del sintomo piuttosto che della congestione nasale in corso di malattia sembrano essere fattori predittivi di un più lento recupero dell’olfatto. Un caso eccezionale riportato segnala sintomi persistenti ancora dopo 27 mesi dall’infezione.

Tra i limiti dichiarati dello studio, il fatto che la segnalazione del recupero era auto-riferita e non misurata oggettivamente, portando gli autori ad affermare che le percentuali risultanti potrebbero essere addirittura sottostimate.

“Bisogna allocare risorse adeguate per supportare la ricerca in quest’area e sostenere i medici specialisti di fronte a un numero eccezionale di pazienti con disfunzioni dell'olfatto e del gusto”, scrivono in un editoriale a corredo dello studio tre ricercatori italiani, Paolo Boscolo-Rizzo dell’Università di Trieste, Jerry Polesel del Cro di Aviano e Luigi Angelo Vaira dell’Università di Sassari. “I sistemi sanitari dovrebbero essere pronti a fornire sostegno a questi pazienti che spesso riferiscono di sentirsi isolati quando i loro sintomi sono trascurati dai medici. Il training olfattivo, iniziato il prima possibile dopo l’esordio dei sintomi, è l’unico intervento specifico con evidenza di efficacia. Un numero crescente di centri ha iniziato a usare questo approccio, ma con questi dati è una goccia nel mare”.

Nicola Miglino

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