Indagine Crea: così la pandemia ha cambiato le abitudini alimentari dei più giovani

16 Febbraio 2022

Due anni di pandemia hanno cambiato le abitudini alimentari per un giovane su due. Quanto nel bene o nel male ce lo spiegano i risultati del progetto Food Mood, ricerca condotta dall’Università Cattolica di Piacenza, Anbi Emilia Romagna, Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria del ministero delle politiche agricole) e Consorzio di bonifica di Piacenza, presentata alla stampa nei giorni scorsi. Su 600 studenti delle scuole superiori intervistati, il 54% dichiara di aver mutato abitudini in quanto a tipo di alimenti e modalità di consumo.

Il quadro che emerge è caratterizzato da un contrasto tra luci e ombre, nel quale però le prime sembrano fortunatamente prevalere sulle seconde.

Tra i cambiamenti in senso peggiorativo emergono soprattutto due aspetti. Da un lato un aumento consistente del tempo in solitudine e dedicato all’uso dei device digitali, con i conseguenti impatti negativi su tutte le sfere della socialità, inclusa quella della condivisione del cibo come momento di gratificazione e di evasione. Ne deriva che circa il 15% dei ragazzi adolescenti vive, purtroppo, l’alimentazione come un problema, che l’emergenza Covid-19 ha di fatto esasperato.

Dall’altro lato, vi è il consolidamento di una “brutta abitudine” che si stava peraltro già affermando nell’era pre-pandemica: quella di non fare la prima colazione. Questo comportamento riguarda ormai circa un quarto degli studenti e studentesse di scuola superiore, che non riconoscono a questo momento di consumo la sua fondamentale importanza.

I cambiamenti migliorativi, però, sono molti e decisamente incoraggianti. In primis, i lockdown, la Dad, lo smart working e più in generale il maggior tempo trascorso tra le mura domestiche hanno favorito il recupero di una buona abitudine, quella dei pasti in famiglia. Nel 96% dei casi, infatti, pranzi e cene oggi si consumano in compagnia di mamma, papà, fratelli e sorelle, tutti seduti insieme a tavola.

Un altro aspetto positivo indotto dall’emergenza Covid-19 è stato quello di una maggiore attenzione, rispetto al passato, alla sicurezza dei prodotti: c’è una crescente domanda di Food Safety che deriva da un fortissimo bisogno di rassicurazione da parte dei giovani rispetto a tutto ciò che si mangia e si beve. Nello stesso tempo, c’è una diffusa propensione al “salutismo” alimentare, nel senso che due adolescenti su tre hanno iniziato a scegliere cibi con meno grassi, meno zuccheri, meno sale e/o hanno ridotto la quantità complessiva di cibo consumato. Il tutto accompagnato da un’ottima predisposizione a svolgere attività fisica: almeno una volta a settimana nel 78% dei casi.

Infine, altri due aspetti molto interessanti e promettenti. Da un lato c’è una crescente aderenza di questi ragazzi e ragazze, nei loro consumi quotidiani, ai principi-guida della dieta mediterranea e, dall’altro, si è affermata, negli ultimi mesi, una bellissima riscoperta dei prodotti tipici del territorio: le eccellenze Dop e Igp dell’Emilia Romagna come parmigiano reggiano e grana, il prosciutto di Parma, la coppa piacentina. Prodotti della tradizione a cui il 70/80% degli adolescenti associa una straordinaria superiorità qualitativa rispetto alle alternative “convenzionali” disponibili sul mercato.

"I nostri studi stanno via via sempre più confermando che la pandemia ha portato una maggiore attenzione del consumatore al tema della sana alimentazione”, commenta Laura Rossi, ricercatrice del Crea alimenti e nutrizione. “Tuttavia, l'aderenza alla dieta mediterranea resta bassa, con il 60% della popolazione che non la segue, soprattutto nelle regioni del sud Italia e la conoscenza nutrizionale è un fattore determinante per le buone scelte alimentari, ossia chi sa di nutrizione mangia anche meglio. Altro dato estremamente importante è la stretta correlazione tra aderenza alle raccomandazioni nutrizionali e atteggiamenti di prevenzione dello spreco alimentare. Tutti elementi importantissimi per l'attuazione di adeguati programmi di politica alimentare". (n.m.)

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