Curcumina e Covid-19: indizi di efficacia in aggiunta a terapie standard

20 Gennaio 2022

L’impiego di curcumina in pazienti Covid-19, associato alle terapie convenzionali, potrebbe portare a una diminuzione significativa dei sintomi, della durata del ricovero e della mortalità. In aggiunta, l’intervento sembra in grado di aumentare i livelli di citochine antinfiammatorie quali Il-10, Il-35 e Tgf-α e ridurre quelli di Il-6 e Il-1 beta, ad azione pro-infiammatoria. Sono i risultati di una revisione sistematica dei più recenti studi clinici presenti in letteratura sull’impiego di curcumina in pazienti Covid-19, pubblicata nei giorni scorsi su Nutrients.

“Abbiamo cercato nei principali database internazionali i trial più attendibili, in termini di metodo di indagine, sull’argomento”, sottolineano gli Autori. “Con grande rigore, ne abbiamo selezionati sei, su pazienti di gravità da media e severa: cinque randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo e uno non randomizzato, sempre controllato vs placebo”.

In tutte le indagini, la somministrazione della terapia orale con curcumina ha portato a una risoluzione più rapida di tutti i sintomi correlati al Covid-19 rispetto ai controlli.

Più nello specifico, lo studio di Ahmadi et al. ha fatto registrare una riduzione significativa di tosse (p = 0,043), brividi (p = 0,013), mialgia (p = 0,043) e disturbi del gusto e dell'olfatto rispetto al gruppo di controllo. 

Allo stesso modo, Saber-Moghadam et al. hanno riscontrato un tempo di risoluzione significativamente inferiore nel gruppo di trattamento per sintomi quali febbre (p = 0,047), tosse (p = 0,002), tachipnea (p = 0,031), brividi (p = 0,004) e mialgia (p = 0,009). Inoltre, la saturazione di ossigeno era significativamente più alta dopo una settimana (p=0,022) e alla dimissione (p<0,001) nel gruppo attivo rispetto ai controlli. 

Stessa tendenza riscontrata da Alizadeh et al. che hanno mostrato come il trattamento con nanocurcumina abbia portato a riduzioni significative della maggior parte delle manifestazioni cliniche, tra cui febbre (p < 0, 0001), tosse (p < 0, 0001) e dispnea (P < 0, 0001). 

Risultati simili nei due studi di Tahmasebi et al. (1, 2) e in quello di Pawar et al

La mortalità è stata registrata soltanto in quattro dei sei studi, per un totale di 214 partecipanti: in tutti si è evidenziata una riduzione significativa nel gruppo di intervento rispetto ai controlli.

Per ciò che concerne le interleuchine pro-infiammatorie, dallo studio di Valizadeh et al. emerge una significativa riduzione di Il-6 (p < 0, 0001) e Il-1β (p < 0, 0001) nel gruppo attivo rispetto al placebo, senza alcun effetto, invece, su Il-18 e Tnf-α. Nel secondo studio clinico condotto da Tahmasebi et al. sia nei pazienti con sintomatologia lieve, sia in quelli più gravi l’intervento con curcumina ha portato a un aumento significativo rispetto al placebo dei livelli sierici di Il-10 (p = 0,016), Il-35 (p=0,011) e Tgf-β ( p= 0,0002), ad azione antinfiammatoria,  in confronto ai livelli iniziali, ma non dopo il trattamento.

Così commentano gli Autori: “Si tratta della prima revisione sistematica che documenta l'efficacia di un’integrazione con curcumina, in aggiunta ai protocolli standard, per migliorare i sintomi generali dell'infezione da Sars-coV-2. I vantaggi che emergono riguardano, in particolare, la riduzione del tempo di risoluzione di sintomi quali tosse, brividi, mialgia, tachipnea, anosmia. Inoltre, il trattamento con curcumina ha dimostrato di ridurre la produzione di alcune citochine pro-infiammatorie coinvolte nella tempesta citochinica. Nell'interpretazione di questi risultati, però, è bene tenere conto di alcuni limiti degli studi. Innanzitutto, il numero esiguo: sei paper derivanti ​​​​da tre trial clinici. In secondo luogo, l’uso di formulazioni diverse di curcumina, che non ha consentito il confronto diretto tra gli studi. Infine, i dosaggi: cinque indagini hanno utilizzato due regimi differenti, da una capsula da 40 mg, quattro volte al giorno, per due settimane a una capsula da 80 mg, due volte al giorno, per tre settimane. Il sesto, una combinazione di curcumina (525 mg) - piperina (2,5 mg) in compresse somministrata due volte al giorno. Le evidenze, comunque, ci portano a suggerire l’impiego di un’integrazione con curcumina sia durante che dopo l’ospedalizzazione, così come in seguito a vaccinazione, dato l’effetto antitrombotico evidenziato in uno degli studi. Sono però sicuramente necessari ulteriori studi su coorti di pazienti più ampie, in ambito domiciliare, ospedaliero e post-ricovero per determinare se quanto un’aggiunta di curcumina alle terapie standard possa rappresentare un'opzione efficace e sicura nel migliorare la prognosi di Covid-19”.

Nicola Miglino

 

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