Omega-3: acido alfa linolenico riduce del 10% il rischio di mortalità

21 Ottobre 2021

 

Una dieta ricca in Omega-3, in particolare Acido alfa linolenico (Ala), riduce il rischio di mortalità, soprattutto sul versante cardiovascolare. Questo il risultato di una review e metanalisi di ben 41 studi, per un totale di circa 1,2 milioni di persone coinvolte, pubblicata sul British medical journal.

Un’analisi che ha preso in esame, oltre al consumo quotidiano di Ala, anche i livelli ematici e tissutali dell’Omega-3 e dei suoi metaboliti, nonché la possibile correlazione dose-risposta tra assunzione ed effetti su mortalità generale, cardiovascolare e di origine tumorale.

Gli articoli sono stati selezionati dalle principali banche dati internazionali, prendendo come periodo di riferimento gli anni dal 1991 al 2021 e come criterio guida indagini che valutassero la correlazione tra assunzione di Ala e rischio di mortalità.

L’età dei partecipanti, nel complesso, variava dai 18 ai 98 anni, con follow up oscillanti dai due ai 32 anni.

I risultati, dopo correzione per potenziali fattori confondenti quali età, peso, abitudine al fumo, uso di alcol e attività fisica, mostrano come, nei gruppi a consumi più elevati di Ala nella dieta, i rischi di mortalità generale, cardiovascolare e di origine coronarica si riducevano, rispettivamente, del 10, 8 e 11% in confronto a quanti dichiaravano consumi più bassi.

Tradotto in cifre, significa, su 10 mila persone, 113 morti in meno per tutte le cause, 33 per cause cardiovascolari e 23 per malattia coronarica. Nel contempo, sempre tra i forti consumatori di Ala, si è registrato un lieve aumento del rischio di mortalità per cancro, pari 63 casi/10 mila in più rispetto ai consumi più bassi.

Altra particolarità, l’effetto dose-risposta: ogni aumento del consumo pari a 1g/die abbassava del 5% il rischio di mortalità cardiovascolare.

Anche la misurazione ematica e tissutale dei livelli di Ala e dei relativi metaboliti, insieme ai dati di assunzione giornaliera, confermano la correlazione tra maggior consumo e riduzione del rischio.

“Il carattere osservazionale del nostro studio non ci consente di trarre conclusioni di un rapporto causa/effetto”, sottolineano gli autori. “Siamo però certi della solidità dei nostri dati considerati i rigidi criteri di inclusione degli studi presi in esame e la qualità degli stessi. Per questo riteniamo che il nostro lavoro aggiunge elementi validi all’ipotesi dei potenziali benefici per la salute di una dieta ricca in acidi grassi polinsaturi. L’auspicio è che possano nascere studi specifici sulla correlazione tra consumo di Ala e mortalità di qualsiasi origine per comprenderne nel dettaglio i benefici ma anche per capire quali alimenti ricchi in Ala posano portare a maggior rischio di cancro rispetto ad altri”.

Nicola Miglino

 

 

 

 

 

 

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