La ricerca ha preso in esame 50 donne, tutte con fibromialgia idiopatica, divise in due gruppi: per quattro settimane 26 hanno ricevuto picnogenolo (150 mg/die) e terapia standard e 24 solo quest’ultima.
Le partecipanti avevano un Bmi inferiore a 26, non segnalavano malattie concomitanti, non assumevano farmaci e presentavano un livello elevato di stress ossidativo al momento del reclutamento.
I risultati hanno mostrato che la percentuale di pazienti che dovevano ricorrere a Fans era significativamente più alta nel gruppo che seguiva un trattamento standard rispetto al gruppo picnogenolo. Stesso discorso rispetto all'uso dei corticosteroidi.
Nello specifico, tra i risultati più rilevanti si segnala, nel gruppo attivo rospetto ai controlli, riduzione di: dolore da rigidità (54% vs 17%); dolore diffuso (58% vs 38%); sintomi Ibs (71% vs 8%); sintomi da cistite interstiziale (100% vs 25%); attacchi di emicrania (64% vs 20%); parestesie (70% vs 14%).
Il picnogenolo è una miscela di sostanze antiossidanti estratta principalmente dalla corteccia di Pino marittimo francese (Pinus pinaster), da tempo riconosciuta dalla comunità scientifica come un potente antiossidante naturale. I componenti più rappresentativi del picnogenolo sono le pro-antocianidine oligomeriche (80-85%), la catechina, la taxifolina e gli acidi fenolici.
“La supplementazione con picnogenolo sembra in grado di controllare l'intensità dei sintomi correlati alla fibromialgia” commenta Belcaro. “Questa potrebbe rivelarsi una strategia semplice e sicura per gestire i sintomi nella maggior parte dei pazienti, anche per periodi più lunghi, riducendo la necessità di ricorso ai farmaci”.
Nicola Miglino