La pandemia in corso ha dato una spinta rilevante al mercato delle vitamine che, nel 2020, ha raggiunto un valore di 545,6 milioni di euro (valore prezzo al pubblico), in crescita del 22,1% rispetto all’anno precedente, secondo quanto comunicato in questi giorni da Iqvia, il provider globale di dati, analisi, consulenza e tecnologie innovative in ambito farmaceutico.

Un’integrazione con zinco e/o vitamina C non aiuta a ridurre i sintomi di Covid-19. Questi i risultati di uno studio randomizzato, in aperto, condotto su un gruppo di 214 pazienti positivi al tampone molecolare e pubblicato di recente su Jama network open.

 

Gli studi clinici che valutano la supplementazione di zinco nelle malattie epatiche ancora non mostrano benefici conclusivi in termini di miglioramento o arresto della malattia, ma il razionale per proseguire le ricerche è solido.

Con lo scoppio della seconda ondata di Covid-19 nel nostro Paese, si è riacceso il dibattito intorno al ruolo degli integratori nutrizionali nella prevenzione e nel trattamento della malattia. Per ribadire alcuni concetti chiave sulla base delle evidenze scientifiche abbiamo chiesto un parere ad Arrigo Cicero, presidente della Società italiana di nutraceutica.

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