Il gruppo di ricerca coordinato da Carlo Foresta e Andrea Di Nisio in collaborazione con l’Unità di Andrologia e Medicina della riproduzione, diretta da Alberto Ferlin dell’Azienda Ospedale Università di Padova, ha scoperto che il tessuto adiposo nel paziente obeso cattura la vitamina D circolante nel sangue. Accumulata nel grasso, non viene più liberata, portando quindi a una pseudo-ipovitaminosi D che si traduce in una iper-vitaminosi nel tessuto adiposo.
È stato infatti calcolato che nel grasso del soggetto obeso è accumulato l’equivalente di vitamina D che viene normalmente somministrata in 2 mila giorni di trattamento raccomandato. Per la prima volta, i risultati raggiunti dall’équipe di Foresta dimostrano che l’accumulo di vitamina D nel tessuto adiposo del soggetto obeso altera la funzione dell’adipocita inducendo una maggior espressione e attività dell’enzima aromatasi, che trasforma il testosterone in estrogeno, determinando così una condizione di iper-estrogenismo.
“Nel maschio obeso – sottolinea Foresta - l’aumento degli estrogeni indotto dalle conseguenze dell’accumulo di vitamina D nella cellula adiposa partecipa delle manifestazioni tipiche quali ginecomastia, ridotti livelli di testosterone e infertilità”.
Nelle donne obese, i ricercatori padovani, coordinati da Maria Santa Rocca e in collaborazione con la day/week surgery multidisciplinare diretta da Alberto Marchet, studiando il tumore mammario, hanno evidenziato che l’aumento della vitamina D nel tessuto adiposo peri-tumorale si associa a un’elevata espressione dell’enzima aromatasi e, quindi, a una maggior concentrazione di estrogeni, coinvolti nella proliferazione tumorale.
“Gli studi presentati evidenziano nell’obeso una contraddizione tra ridotti livelli plasmatici di vitamina D ed elevate concentrazioni della stessa nel tessuto adiposo, dimostrando che questo fenomeno altera il funzionamento delle cellule adipose, con conseguenze cliniche ben definite come infertilità e ipogonadismo nell’uomo obeso e rischio oncologico nella donna”, conclude Foresta. “Pertanto, il trattamento dell’ipovitaminosi D nell’obesità dovrebbe prevedere in primo luogo il dimagramento e l’attività fisica e non un aspecifico sovraccarico di vitamina D”.
Nicola Miglino