Statement dell’Uefa su integrazione nei calciatori professionisti

04 Novembre 2020

Pubblicato sul British journal of sports medicine un documento di consenso su dieta e calcio professionistico commissionato dall’Uefa a un panel di esperti di nutrizione sportiva e medici di squadre di club e rappresentative nazionali. Un aggiornamento sulla base delle più recenti indicazioni provenienti dalla letteratura scientifica e dall’esperienza sul campo dei singoli professionisti.

All’interno dello statement, un intero capitolo è dedicato al tema dell’integrazione nutrizionale, di cui si analizzano efficacia, appropriatezza e rischi correlati.

“L'uso di integratori è molto diffuso nello sport”, sottolineano gli Autori. “Claim come “aumenta la massa muscolare”, "brucia i grassi", "aumenta l'energia" suscitano molto interesse negli atleti ma bisogna sempre distinguere tra spinte commerciali ed evidenza scientifica”.

Il documento parte dall’asserzione che programma nutrizionale di un calciatore debba basarsi innanzitutto sulla dieta e il ricorso agli integratori vada previsto solo per soddisfare specifiche necessità. Dosaggi e durata del trattamento vanno suggeriti e monitorati dal nutrizionista e dal medico della squadra, per valutare benefici ed eventuali effetti avversi.

“I micronutrienti che spesso richiedono l'integrazione negli atleti includono vitamina D, ferro e calcio. Gli integratori utilizzati per questo scopo devono essere acquistati da un fornitore affidabile e utilizzati solo alla dose terapeutica e per il tempo più breve possibile necessario per ripristinare uno stato nutritivo adeguato. I giocatori con abitudini alimentari particolari, vuoi per ragioni religiose, culturali o etiche, piuttosto che per diete legate a necessità di cali ponderali, possono trarre vantaggio dall'uso di preparati multivitaminici e minerali, a basse dosi, sempre sulla base dei fabbisogni individuali. L'integrazione abitudinaria di ferro può presentare rischi di tossicità”.

Il calendario degli allenamenti e delle partite spesso non consente il consumo di pasti completi. Possono così essere di aiuto i cosiddetti sport food, ovvero quell’insieme di prodotti alimentari che comprende barrette solide, bevande liquide e sostante in gel.

Per quanto riguarda il miglioramento delle prestazioni, ci sono pochi studi sull’utilità di sostanze specifiche nel calcio.

“Vi sono sicuramente più evidenze per alcune, come caffeina, creatina, rispetto ad altre, quali, per esempio, β-alanina e nitrato, mentre il bicarbonato di sodio non viene utilizzato nel calcio professionistico ad alti livelli”, precisa il panel.

Uno degli aspetti più delicati, però, riguarda il rischio della presenza di contaminanti nei diversi prodotti che può portare a spiacevoli sorprese nei controlli anti-doping.

“Storicamente, gli steroidi anabolizzanti sono stati i farmaci più comunemente riscontrati negli integratori per il rafforzamento muscolare, mentre stimolanti e anoressizzanti si trovano più comunemente negli energetici e nei dimagranti” concludono gli Autori. “Negli ultimi anni, però, sono apparsi sul mercato prodotti con un’ampia varietà di sostanze proibite: modulatori selettivi dei recettori degli androgeni, inibitori dell'aromatasi, β2 agonisti, nuovi steroidi anabolizzanti e peptidi che stimolano il rilascio dell’ormone della crescita, diuretici e beta 2 agonisti. Giacché l’ignoranza non è ammessa e le regole della Wada (World anti-doping agency) prevedono addirittura l’esclusione di tutta la squadra dall’intera competizione con almeno tre atleti positivi nello stesso match, ecco che in alcuni Paesi si è provveduto a individuare istituti scientifici terzi e indipendenti cui affidare l’analisi dei prodotti.  È il caso, per esempio, del Kölner Liste in Germania, piuttosto che dell’Informed Sport in Uk, dell’Afnor Nf V 94–001 in Francia o dell’Hasta in Australia. Le analisi, però, sono volte soltanto a escludere la presenza di sostanza dopanti e non verificano l’effettiva presenza dei principi attivi dichiarati in etichetta. Utile, in quest’ambito, l’albero decisionale sull’impiego di integratori nello sport messo a punto da un gruppo di esperti riunito dalla Commissione medico-scientifica del Comitato olimpico internazionale (Cio) recentemente pubblicato”.

Nicola Miglino

 

 

 

 

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