Sempre più donne ricorrono a supplementi nutrizionali per aumentare le possibilità di avere una gravidanza. Solo nel 2019, il 14% di tutte le prescrizioni di integratori nel nostro Paese è stato appannaggio dell'area ginecologica. Ecco così che un gruppo di ricerca guidato da Carlo Foresta e Andrea Garolla, dell’unità di Andrologia e Medicina della riproduzione - Centro di crioconservazione dei gameti maschili, presso il dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, ha deciso di fare il punto sul ruolo dei principali ingredienti in una review pubblicata di recente su Nutrients.

Presto nel Regno Unito i prodotti a base di farina non integrale saranno arricchiti di acido folico, con l’obiettivo di prevenire il rischio di difetti del tubo neurale nel nascituro in corso di gravidanza. La decisione è stata presa dei giorni scorsi dal governo britannico dopo anni di discussioni tra regolatori, scienziati e mondo dell’industria sul rapporto rischi/benefici che poteva avere tale provvedimento.

Negli Stati Uniti, la maggior parte delle donne in gravidanza e in allattamento fa uso di integratori alimentari a dosaggi superiori rispetto a quanto raccomandato. È bene, perciò, che medici e nutrizionisti abbiano l’occhio vigile, per consigliarne l’impiego nella maniera più corretta e mirata. Il monito arriva da uno studio americano, condotto dalla Purdue University, nell’Indiana, in collaborazione come le università dello Utah e del Colorado e pubblicato su Obstetric & Ginecology.

La supplementazione con acido folico potrebbe rappresentare un’arma vincente contro la mortalità cardiovascolare dei pazienti colpiti da artrite reumatoide (Ar), secondo uno studio dell’University of Texas health science center di Houston (UThealth) pubblicato nei giorni scorsi su Jama Network Open.

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