D.ssa Aliberti, da quali premesse nasce l’dea della vostra ricerca?
È noto che la percentuale di anziani nella popolazione mondiale è in aumento e che questo incremento è dovuto all'invecchiamento della generazione dei baby boomer, al calo dei tassi di natalità e a una significativa diminuzione della mortalità legata all'età dal 1950. Il World population prospects delle Nazioni unite, sottolinea che nel mondo ci sono 727 milioni di anziani, di età pari o superiore ai 65 anni e mezzo milione di centenari, una tendenza in continua crescita. In questo scenario, la preoccupazione maggiore è legata alla combinazione di invecchiamento e aumento di tutte le malattie associate all’età, per cui capire quali fattori sono in grado di modificare l'epigenoma per stabilire un invecchiamento sano e garantire la sostenibilità economica dei sistemi sanitari diventa una priorità della ricerca.
Perché il Cilento?
I nostri precedenti studi sulla longevità hanno dedotto che nel Cilento vi è un'alta prevalenza di anziani, nonagenari e centenari, concentrati nelle aree centro-settentrionali e sud-orientali del territorio e che fattori ambientali come l'altitudine delle colline, il clima di transizione tra mediterraneo e temperato, i siti del patrimonio Unesco, le aree interne e alcuni elementi contenuti nell'acqua del rubinetto sono fattori significativi per la longevità locale. Inoltre, sono stati individuati come fattori protettivi significativi alcuni alimenti, le relazioni familiari, le attività sociali e le onorificenze. È in questo contesto che è stato scritto il nostro recente studio, il cui obiettivo era identificare i fattori comuni tra il Cilento e le Zone Blu della longevità, tenendo conto dei fattori ambientali, nutrizionali e dello stile di vita, ed evidenziare che il Cilento è una Zona Blu non definita.
Che tipo di analisi avete condotto?
Abbiamo seguito le linee guida Prisma - Preferred reporting Items for systematic reviews and meta-analysis - con un riadattamento del modello. Gli studi pubblicati dal 2004, quando il termine Lbz, ovvero Longevity blue zones, è comparso per la prima volta, sono stati recuperati dalle banche dati online Scopus, PubMed/Medline e Google Scholar. Dei 173 record inizialmente trovati, sono stati rimossi 72 duplicati. Lo screening del titolo e dell’abstract ha portato all’esclusione di 77 record, mentre lo screening del testo completo ha escluso sei studi, lasciando un set di dati finale di 18 pubblicazioni. È stato utilizzato un approccio comparativo descrittivo per confrontare le somiglianze e le differenze tra il Cilento e le Lbz.
Prof. Capunzo, quali evidenze sono emerse dai dati riscontrati?
Sebbene questi luoghi sembrino geograficamente diversi, in realtà condividono tutti le stesse caratteristiche ambientali, nutritive e stile di vita che possono produrre le persone più longeve del pianeta. Dal punto di vista ambientale, il Cilento e le Lbz condividono altitudini simili, comprese tra 355 e 600 m.s.l.m. Ciò è in accordo con i risultati del nostro studio precedente, in cui le popolazioni longeve del Cilento erano concentrate ad altitudini comprese tra 400 e 600 m.s.l.m. Inoltre, queste zone hanno un clima prevalentemente mediterraneo. Anche le regioni con clima tropicale come Nicoya e subtropicale come Okinawa hanno temperature simili. Le temperature medie annuali variano da 17,4°C a 23,5°C. Il clima mite sembra essere un fattore significativo del fenomeno della longevità osservato nel Cilento e nelle Zone Blu. Alcuni studi suggeriscono che la temperatura appropriata per il corpo è compresa tra 18°C e 20°C. Le regioni con un’aspettativa di vita più lunga, come il Cilento, hanno una temperatura media di 20°C.
Cosa dire sul fronte delle abitudini alimentari?
Dal punto di vista nutrizionale, il Cilento e le Lbz condividono una caratteristica comune nella loro cultura alimentare, ovvero il consumo diffuso di alimenti vegetali locali ricchi di frutta, verdura, legumi e cereali, con un moderato apporto di proteine. Le patate sono un alimento tipico di Okinawa, della Sardegna e del Cilento. In Sardegna le patate vengono cotte e condite con grassi che ne abbassano l'indice glicemico. Nel Cilento le patate sono cotte e condite con olio extravergine di oliva. A Okinawa, la patata dolce è una delle verdure più salutari, con carboidrati a basso indice glicemico. La dieta mediterranea è nota per i suoi benefici per la salute. Tuttavia, non tutte le popolazioni del Mediterraneo hanno la stessa longevità. Questi dati confermano che la longevità è il risultato di una combinazione di fattori genetici, macro- e micro-ambientali, piuttosto che di un singolo fattore come la dieta. Un’ulteriore conferma viene dalle differenze nel modello mediterraneo. Ad esempio, a Ikaria si consumano meno carboidrati e più legumi, verdura, frutta, carne, pesce e pollame. In Sardegna, più cereali integrali e latticini, meno verdura e più frutta. Nel Cilento, più carboidrati, meno frutta e verdura e meno proteine. Le tre regioni mediterranee offrono prodotti unici, tra cui olio extra vergine di oliva con una maggiore concentrazione di polifenoli, il vino con il suo contenuto di antiossidanti e il miele, ricco di micronutrienti e composti bioattivi.
Dieta, però, significa anche stile di vita….
Dal punto di vista dello stile di vita, gli studi condotti nel Cilento e in Lbz hanno dimostrato che la longevità è legata a comportamenti assunti nelle zone rurali, come il duro lavoro, l’amore per la terra e la famiglia, la devozione religiosa, l’integrazione sociale e una personalità resiliente e ottimista.
Dr.ssa Aliberti, quali conclusioni se ne possono trarre?
Il Cilento ha una consistente base di popolazione anziana, nonagenaria e centenaria. Ha un’altitudine, un clima, un’alimentazione e uno stile di vita che rientrano nei parametri delle altre Zone Blu, per cui può essere considerata una Zona Blu da ufficializzare. Ancora più importante, lo studio evidenzia i fattori ambientali, nutrizionali e di stile di vita che possono contribuire alla longevità, non solo per i residenti delle Lbz, ma per la popolazione generale, per proteggerli dalle malattie croniche non trasmissibili e aiutare a rallentare il processo di invecchiamento.
Prof. Capunzo, vuole aggiungere una considerazione?
Proprio di recente, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha sottolineato la necessita di introdurre attività educative nelle scuole per insegnare ai giovani l’importanza della dieta mediterranea e dell’attività fisica per la prevenzione di diverse malattie. Tutto ciò dimostra l’importanza attribuita ai fattori macro- e micro-ambientali per aumentare la durata e la qualità della vita con una conseguente riduzione del ricorso a trattamenti farmacologici e a servizi che devono essere garantiti dal sistema sanitario nazionale.
Nicola Miglino