Sclerosi multipla: con dieta mediterranea, quadri clinici meno severi

27 Novembre 2023

Esiste una relazione tra aderenza alla Dieta mediterranea (Dm) e migliore quadro clinico in caso di Sclerosi multipla (Sm). Questi i risultati di uno studio osservazionale pubblicato di recente su Nutrients, in cui si sottolinea come siano, a questo punto, necessari approfondimenti per verificare il rapporto causa-effetto. Ne abbiamo parlato con Monica Guglielmetti, del dipartimento di Sanità pubblica, medicina sperimentale e forense dell’Università di Pavia, coordinatrice della ricerca.

D.ssa Guglielmetti, da quali premesse nasce l’idea del vostro studio?
Questo studio nasce all’interno di un contesto più ampio, volto a indagare la relazione tra dieta e sclerosi multipla. Infatti, è oramai noto che l’alimentazione sia uno tra i fattori ambientali che influenzano patogenesi e progressione della Sm. Non esistono però, attualmente indicazioni universalmente condivise a favore o meno di uno specifico pattern dietetico per questa patologia. In un nostro studio precedente, avevamo riscontrato un maggior rischio di Sm negli individui che avevano un maggior consumo di alimenti ultra-processati o UPFs.  La Dieta mediterranea è caratterizzata da un basso contenuto di UPFs ed è nota sia per gli effetti benefici su diverse patologie neurologiche e neurodegenerative su base infiammatoria, proprio come la Sm. Abbiamo quindi analizzato gli studi presenti in letteratura sulla relazione tra MedDiet e Sm riscontrando diverse revisioni narrative, ma pochi studi osservazionali e di intervento. Abbiamo quindi programmato lo studio delle abitudini alimentari di un gruppo di pazienti con Sm seguiti presso il Centro sclerosi multipla dell’Irccs Mondino di Pavia, in particolare valutando il loro livello di aderenza alla Dieta mediterranea, per comprendere se quest’ultimo potesse essere legato alla severità di malattia.

Che tipo di ricerca avete condotto?
Abbiamo condotto uno studio osservazionale trasversale mirato a valutare con un questionario di frequenza di consumo, quali fossero le abitudini alimentari di 106 persone con Sm arruolate presso l’Irccs Mondino di Pavia. Ovviamente, è stato chiesto ai partecipanti di non modificare in alcun modo ciò che consumavano, ma di riportare quante volte al giorno, a settimana o nel mese consumassero degli specifici alimenti. È come se avessimo fatto una fotografia istantanea delle loro abitudini, per cercare di capire se ci fossero differenze, in particolare a livello di aderenza alla Dieta mediterranea tramite il Medi-Lite score e, in caso affermativo, se fossero in qualche modo legate alla severità di malattia. Lo studio è stato condotto in collaborazione con l’Irccs Fondazione Mondino di Pavia, nelle persone di Roberto Bergamaschi ed Eleonora Tavazzi, l’Università di Catania con Giuseppe Grosso e la King Saud University, con Wahidah Al-Qahtani.

Quali evidenze sono emerse dall’analisi dei dati?
I risultati più importanti sono principalmente due, In primis, abbiamo trovato che i partecipanti con maggior aderenza alla Dm avevano una probabilità circa sei volte superiore di avere una forma di malattia meno severa rispetto a coloro che avevano abitudini alimentari più lontane dal modello mediterraneo. Si parla quindi del 600% di probabilità in più. In secondo luogo, indagando in modo più approfondito se questo effetto potesse essere legato a un componente specifico della Dm quali, per esempio, cereali integrali, frutta e verdura, non abbiamo trovato una significatività statistica. Questo avvalora l’ipotesi che il risultato sia dovuto all’effetto della dieta nel suo insieme e non a uno specifico alimento o gruppo di alimenti.

Quali i limiti dello studio?
Sicuramente il fatto che per la tipologia di studio, non possiamo trarre delle conclusioni di causa-effetto tra abitudini alimentari e severità di malattia. Cioè, non possiamo dire con certezza se la maggior aderenza al pattern dietetico mediterraneo sia la causa di una minor severità della sclerosi multipla o se, al contrario, le persone con una forma meno grave di malattia tendano di più a aderire a questo modello dietetico. Possiamo solo affermare che esiste una relazione tra questi due fattori. Inoltre, la numerosità campionaria è relativamente bassa e proveniente da un’unica area geografica, quella lombarda, per cui non è possibile generalizzare i risultati ottenuti a tutte le persone affette da sclerosi multipla.

Quali conclusioni se ne possono trarre?
Possiamo concludere che esiste una relazione tra aderenza alla Dm e severità di malattia, in cui una maggior aderenza a questo modello è associata a minor gravità di Sm. Inoltre, qualunque sia la relazione causale tra questi due fattori, sembra che non sia dovuta all’effetto di un particolare componente del pattern mediterraneo ma al regime stesso nel suo complesso.

Quali scenari di aprono su questo fronte e quali i filoni di ricerca più promettenti da indagare?
I risultati sottolineano la necessità di approfondire ulteriormente questa relazione, in particolare con studi di intervento su dieta e sclerosi multipla. Noi stiamo programmando e speriamo di avviare presto uno studio di questo tipo. Le criticità da affrontare sono certamente molte, dall’analisi più dettagliata dei meccanismi d’azione, agli effetti a lungo termine su altri parametri della malattia. Come detto all’inizio, la relazione tra dieta e sclerosi multipla è ancora poco esplorata. Il nostro studio è certamente un buon inizio, sono necessarie molte ricerche in questo settore, non soltanto riguardanti la Dieta mediterranea, ma anche altri modelli dietetici.

Nicola Miglino

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