Nutraceutici e neurodegenerazione, passi avanti della ricerca

13 Luglio 2022

Negli ultimi 20 anni molte ricerche si sono concentrate sul ruolo dei nutrienti nella prevenzione delle malattie neurodegenerative. Al tema è stato di recente dedicato un numero speciale della rivista Nutrients dal titolo Bioactive natural compounds for therapeutic and nutraceutical applications in neurodegeneration. Ne abbiamo parlato con il Guest editor, Maria Antonietta Panaro, del dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica presso l’Università Aldo Moro di Bari.

P.ssa Panaro, cosa si intende, innanzitutto, con i termini neuroinfiammazione e neurodegenerazione?

La neuroinfiammazione è un meccanismo di difesa che inizialmente protegge il cervello rimuovendo o inibendo diversi agenti patogeni. Questa risposta infiammatoria, se di breve durata, può avere effetti benefici favorendo la riparazione dei tessuti e rimuovendo i detriti cellulari. Le risposte infiammatorie persistenti, tuttavia, sono dannose e inibiscono la rigenerazione. La stimolazione infiammatoria può persistere a causa di fattori endogeni, come, per esempio, una mutazione genetica o un’aggregazione proteica, piuttosto che ambientali, come può accadere in seguito a infezioni, traumi o con alcuni farmaci. Le risposte infiammatorie persistenti coinvolgono cellule del tessuto nervoso come microglia e astrociti e possono portare a malattie neurodegenerative. La neuroinfiammazione è infatti associata a malattie neurodegenerative, come Alzheimer, Parkinson e la sclerosi laterale amiotrofica. La microglia e gli astrociti sono considerati regolatori chiave delle risposte infiammatorie nel sistema nervoso centrale.

Perché c’è così tanta attenzione, in quest’ambito, verso i cosiddetti nutraceutici?

Le malattie neurodegenerative sono caratterizzate dalla progressiva perdita funzionale dei neuroni, causando deterioramento cognitivo e disabilità motoria. Nuove prospettive e approfondimenti sulle applicazioni terapeutiche e nutraceutiche dei composti naturali bioattivi hanno finalizzato la prevenzione e il trattamento delle malattie neurodegenerative. Sebbene nella neuroinfiammazione siano coinvolte diverse cause multifattoriali, la nutrizione gioca un ruolo essenziale nella patogenesi e nell'evoluzione di questi disturbi cerebrali. Il cervello è un organo metabolicamente attivo ed è ampiamente accettato che i composti alimentari svolgano un ruolo chiave nella prevenzione dei disturbi neurodegenerativi.

Il numero speciale di Nutrients prende in esame diversi lavori: quali sono le evidenze più rilevanti?

Sul numero speciale sono riportanti i risultati di recenti studi sperimentali condotti sia su modelli in vitro che in modelli animali relativi all’impiego di composti naturali bioattivi in grado di contrastare i processi neuroinfiammatori, svolgendo un ruolo chiave nella prevenzione dei disordini neurodegenerativi. Composti nutraceutici come flavonoidi, curcumina, quercetina, resveratrolo, vitamine C, D, E, K, spirulina, lattoferrina hanno evidenziato effetti benefici contro varie malattie neurodegenerative, grazie alle loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie nel parenchima cerebrale, agendo sulle risposte funzionali delle cellule microgliali con diversi meccanismi, preservando l'integrità della barriera ematoencefalica, una importante struttura anatomica che impedisce l’ingresso nel tessuto cerebrale a sostanze estranee

Quali sono i filoni di ricerca più promettenti?

L’avvento dei nutraceutici sta prospettando una via terapeutica complementare nell'affrontare i problemi associati alle patologie neurodegenerative, tra cui la demenza. In virtù della loro origine da fonti naturali, i nutraceutici sembrano essere un trattamento favorevole e un approccio complementare alle opzioni terapeutiche farmacologiche standard, evitando effetti indesiderati. Il potenziale neuroprotettivo dei nutraceutici è supportato da ampi studi sperimentali. In effetti, sta diventando evidente che dovrebbero essere presi in considerazione approcci multi-target, piuttosto che opzioni a farmaco singolo, variando l'eziologia e la progressione della malattia. Per sfruttare al meglio e massimizzare gli effetti neuroprotettivi è anche possibile ottimizzare la somministrazione di nutraceutici, utilizzando le nanotecnologie e l'approccio di ibridazione, approcci che consentono di superare le criticità farmaceutiche legate alla farmacocinetica, migliorando l'efficacia terapeutica, e dando nuove speranze per un’applicazione clinica dei composti naturali.

Nicola Miglino

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