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Proprietà dimagranti, cardio e neuro-protettive dell’olio di cocco

20 Maggio 2020

Da alcuni anni l’olio di cocco sta crescendo in popolarità grazie alla sua ricchezza in acidi grassi a catena media (Mct), classe di grassi che sembra avere effetti positivi sulla salute. In realtà, però, l'acido grasso primario presente nell'olio, l'acido laurico (C12:0), si comporta come un acido grasso a catena media e lunga dal punto di vista metabolico, con tutte le zone d’ombra legate ai grassi saturi.

I due principali tipi di olio di cocco, di copra e di cocco vergine, hanno profili di acidi grassi simili, ma quest'ultimo contiene quantità più elevate di alcuni nutrienti, come per esempio la vitamina E, e polifenoli come acido caffeico, acido p-cumarico, acido ferulico, metil catechina, diidrokempferolo, quercetina e miricetina glicoside.

La maggior parte degli studi randomizzati controllati mostra che l'assunzione di olio di cocco o la sua integrazione, rispetto ad altri oli vegetali, aumenta il c- Ldl, il c-Hdl e il colesterolo totale

L'acido laurico aumenta le concentrazioni di c-Ldl e c-Hdl, poiché substrato per la sintesi di apolipoproteina (apo) A1 e apoB, rispettivamente le molecole chiave nelle particelle di c-Hdl e c-Ldl.

Alcuni risultati mettono in luce una capacità dell’olio di cocco di aumentare i livelli di colesterolo Hdl in misura maggiore rispetto ad altri oli vegetali, ma sono necessari studi clinici a lungo termine per confermare se questo effetto dipenda più dal consumo generale di grassi saturi nella dieta o se sia derivato dall'olio di cocco.

I componenti dell'olio di cocco e l'olio di cocco stesso stanno dimostrando anche un potenziale neuroprotettivo sulla cognizione e sulla patogenesi della malattia di Alzheimer. Il presupposto è la composizione unica di acidi grassi a catena media che per la maggior parte raggiungono direttamente il fegato attraverso la vena porta, bypassando così il sistema linfatico.

Dato che l'ipometabolismo del glucosio nel cervello è un importante segno iniziale dell'Alzheimer, rilevabile molto prima dell'inizio dei sintomi, i corpi chetonici del metabolismo dei grassi Mct possono potenzialmente servire come fonte di energia alternativa per compensare la mancanza di utilizzo del glucosio.

Inoltre, le proprietà antiossidanti neuroprotettive dell’olio di cocco sono state attribuite al suo contenuto polifenolico. La somministrazione orale aggiuntiva di olio vergine di cocco (20 g/die) a trentuno pazienti con malattia di Alzheimer moderata e grava, in assenza di gruppo placebo però, ha influenzato positivamente le prestazioni cognitive.

Un recente studio pilota ha invece valutato pazienti con Alzheimer che seguivano una dieta isocalorica, mediterranea o arricchita con olio di cocco per 3 settimane, riportando un miglioramento della memoria semantica ed episodica e un orientamento temporale in coloro che consumano olio di cocco.

Inoltre, uno studio di 90 giorni randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco, parallelo, in 152 pazienti con Alzheimer lieve-moderato ha riportato concentrazioni sieriche di β-idrossibutirrato significativamente elevate dopo l'ingestione di Mct (> 95% di acido caprilico, da olio di cocco e olio di palmisti) nel gruppo di trattamento rispetto al placebo e le prestazioni cognitive sono state significativamente migliorate all'interno del gruppo di trattamento dopo 45 giorni, sia rispetto al basale sia rispetto al gruppo placebo.

Qualche dato sull’effetto “dimagrante” di questo olio: in uno studio clinico in doppio cieco, randomizzato, che ha coinvolto 40 donne obese di età compresa tra 20 e 40 anni (circonferenza vita>88 cm), è stato osservato che la circonferenza diminuisce significativamente nelle donne che assumono olio di cocco (30 ml/giorno, per 12 settimane) come integratore alimentare, rispetto all'olio di semi di soia.

Uno studio di intervento del 2011 che ha comportato la somministrazione di olio di cocco vergine (30 ml/giorno) per 4 settimane ha riportato una riduzione significativa della circonferenza vita in una coorte di uomini obesi sani, rispetto al basale.

Inoltre, una dieta contenente Mct (∼65% derivati ​​da olio di cocco e olio di palmisti) e olio di cocco (∼6%) ha portato a una significativa riduzione dell'adiposità superiore del corpo e a una diminuzione del tessuto adiposo sottocutaneo di tutto il corpo rispetto a una dieta ricca di trigliceridi a catena lunga.

Questi, e altri, lavori supportano il potenziale terapeutico per il trattamento dell'obesità, un fattore di rischio cardiovascolare, mentre non è stato dimostrato che influenzi la termogenesi o la sazietà.

Alla luce dei dati raccolti resta valida quindi la pratica che l'olio di cocco sia incluso solo entro il 10% dell'apporto calorico totale e considerato simile a qualsiasi fonte acidi grassi saturi nei suoi effetti avversi sui lipidi e sulle malattie cardiovascolari.

Silvia Ambrogio

 

Bibliografia

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  • The effect of coconut oil consumption on cardiovascular risk factors. Circulation. 2020;141: 00–00.
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  • Virgin coconut oil: emerging functional food oil. Trends in Food Science & TechnologyVolume 20, Issue 10October 2009Pages 481-487
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