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L’impiego di vitamina D nei pazienti con malattia di Crohn

19 Giugno 2019

Le prime intuizioni che l'integrazione con la vitamina D potesse modulare la permeabilità intestinale e alterare la concentrazione della catelicidina umana LL-37, un peptide antimicrobico del sistema immunitario innato espresso dall'epitelio gastrointestinale, risalgono almeno a una ventina di anni fa e da allora vi sono stati diversi lavori che hanno indagato il suo possibile ruolo nella malattia di Crohn

Questa patologia, dall'eziologia ancora sconosciuta, è una condizione infiammatoria cronica recidivante e soggetta a remissioni che può coinvolgere qualsiasi porzione del tratto gastrointestinale e che vede un’alterazione dell'immunità innata intestinale.

Dagli studi longitudinali emerge in modo chiaro che livelli circolanti subottimali di 25-idrossivitamina D sono comuni nelle malattie croniche intestinali e sembrano essere associati a un aumento del rischio di riacutizzazioni, ospedalizzazioni e interventi chirurgici correlati a queste patologie, una risposta inadeguata agli inibitori del Tnf, un deterioramento della qualità della vita.

E oggi ormai è noto ai più il ruolo di regolatore chiave delle risposte immunitarie innate della vitamina-ormone che svolge azioni modulatorie sia a monte che a valle dei recettori di riconoscimento dell'avanguardia di queste risposte immunitarie: attraverso il recettore della vitamina D, la sua forma attiva - 1,25 (OH) 2D -, induce la secrezione di peptidi antimicrobici, diminuisce l'attività delle cellule dendritiche e promuove lo sviluppo e l'attività delle cellule T regolatorie.

Inoltre, la vitamina D promuove un aumento del rapporto tra citochine anti-infiammatorie e citochine pro-infiammatorie ed esistono prove plausibili a favore della vitamina D come antinfiammatorio derivante da modelli animali, studi epidemiologici e trasversali.

Già nel 2015 uno studio randomizzato controllato con placebo in doppio cieco pubblicato su United European Gastroenterology Journal aveva assegnato 27 pazienti con Crohn in remissione a 2.000 Ui/die di vitamina D o placebo per 3 mesi, ottenendo un aumento delle concentrazioni di catelicidina plasmatica LL-37 e il mantenimento dei parametri di permeabilità intestinale nel gruppo trattato.

Al contrario, nel gruppo placebo la permeabilità gastro-duodenale e dell'intestino tenue sono aumentati rispetto al basale. Il raggiungimento di 25 (OH) D ≥ 75 nmol /l è stato accompagnato da un più alto valore di catelicidina plasmatica LL-37 circolante.  A 3 mesi, i pazienti con 25 (OH) D ≥ 75 nmol / L avevano un valore di proteina C-reattiva significativamente più basso e una qualità di vita migliore, mentre non si sono registrate differenze significative rispetto all'attività della malattia secondo il Crohn's disease activity index (Cdai).  

Nel 2017 è stato pubblicato su Digestive Diseases and Sciences il primo studio randomizzato, in doppio cieco controllato con placebo, di vitamina D3 ad alte dosi a 10.000 Ui/die vs 1.000 UI per 12 mesi in pazienti con morbo di Crohn in remissione.  Oltre, come ovvio, a migliorare significativamente i livelli di 25-idrossi-vitamina D, dall' analisi intention-to-treat il tasso di recidiva non era significativamente differente tra i pazienti che assumevano vitamina D3 a basso e ad alto dosaggio.

Nell'analisi per protocollo, la recidiva clinica della malattia di Crohn è stata osservata meno frequentemente nei pazienti trattati con una dose elevata rispetto a quelli trattati con una dose bassa di 1.000 Ui al giorno. In entrambi i gruppi trattati con vitamina D3 si sono osservati miglioramenti dei punteggi di ansia e depressione e per tutti vi è stato un buon profilo di sicurezza. I numeri di questo studio erano piccoli, ma aspettiamo la pubblicazione di studi più ampi che impieghino vitamina D3 ad alte dosi per il trattamento delle malattie infiammatorie intestinali.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • Role of Vitamin D in the Natural History of Inflammatory Bowel Disease. J Crohns Colitis. 2018 May 25;12(6):742-752.
  • Association of Vitamin D Level With Clinical Status in Inflammatory Bowel Disease: A 5-Year Longitudinal Study. Am J Gastroenterol. 2016 May;111(5):712-9.
  • Supplementation in Patients with Crohn's Disease in Remission: A Pilot Randomized Double-Blind Controlled Study. Dig Dis Sci. 2017 Feb;62(2):448-455.
  • Is vitamin D supplementation a viable treatment for Crohn's disease? Expert Rev Gastroenterol Hepatol. 2016;10(1):1-4.
  • Vitamin D deficiency and the pathogenesis of Crohn's disease. J Steroid Biochem Mol Biol. 2018 Jan;175:23-28
  • Effects of vitamin D supplementation on intestinal permeability, cathelicidin and disease markers in Crohn's disease: Results from a randomised double-blind placebo-controlled study. United European Gastroenterol J. 2015 Jun;3(3):294-302.

 

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