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Il carbone vegetale in caso di avvelenamento da farmaco

14 Marzo 2023

L'uso del carbone attivo nell'avvelenamento da farmaco rimane sia un pilastro della moderna tossicologia, anche oggetto di dibattito nella comunità scientifica. In ambito clinico, il carbone attivo monodose viene utilizzato prevalentemente con l'intento di ridurre l'assorbimento del farmaco nel tratto gastrointestinale, mentre la somministrazione a dosi multiple viene utilizzata principalmente con l'intento di migliorarne l'eliminazione.

A seguito della pubblicazione, nei primi anni Duemila, delle dichiarazioni congiunte sull'uso di carbone attivo da parte dell'American academy of clinical toxicology e dell'Associazione europea dei centri antiveleni e dei tossicologi clinici, che raccomandano il trattamento entro un'ora dall'ingestione del farmaco, l'uso di routine del carbone attivo è diminuito e il dibattito resta aperto: il carbone attivo somministrato per via orale ad adulti o bambini previene la tossicità o migliora l'esito clinico e la sopravvivenza dei pazienti avvelenati rispetto a quelli che non ricevono carbone?

Le raccomandazioni per l'uso del carbone attivo si basavano principalmente sui risultati di una ridotta esposizione al farmaco in volontari sani, su una serie di casi clinici o rapporti e sul consenso di esperti. Solo pochi studi hanno esaminato l'effetto sull'esito clinico nei pazienti avvelenati e i loro risultati non sono coerenti.

A partire da questi dati, il Position Statement precedente metteva in luce quindi che non vi erano dati clinici sufficienti per supportare o escludere l'uso di questa terapia, se non in una fase molto precoce, ma a questa domanda ha cercato di nuovo di dare risposta una revisione sistematica nel 2021 su 90 studi.

Tutti si sono concentrati su pochi avvelenamenti selezionati: paracetamolo (acetaminofene), fenobarbital, carbamazepina, glicosidi cardiaci (digossina e oleandro), etanolo, ferro, salicilati, teofillina, antidepressivi triciclici e valproato. Questa revisione sistematica ha riportato un beneficio del carbone attivo entro un'ora dall'ingestione nel 48% dei casi (n =2.359 individui) e oltre le due ore nel 36% (n =484); non sono stati trovati dati univoci sul dosaggio ottimale per il carbone attivo monodose o multidose.

Il carbone attivo riduce l'esposizione al farmaco attraverso due meccanismi distinti: ne diminuisce l'assorbimento primario, legandolo nel tratto gastrointestinale e migliora la sua eliminazione interrompendo la circolazione enteroepatica.

I due meccanismi di azione si sovrappongono e sono indistinguibili l'uno dall'altro. Perciò, una metanalisi di studi controllati randomizzati ha voluto valutare l'effetto del carbone attivo somministrato per via orale sull'esposizione sistemica di farmaci somministrati per via endovenosa.

La somministrazione di farmaci per via endovenosa elude infatti l'assorbimento primario e mostra il ruolo del carbone attivo nel facilitare una maggiore eliminazione del farmaco. L’uso di carbone attivo a dosi multiple ha migliorato significativamente l'eliminazione nel caso di nove diversi farmaci somministrati per via endovenosa e i risultati ottenuti offrono una possibile e plausibile motivazione per gli effetti del carbone oltre il periodo di tempo in cui il farmaco ingerito è presente nel tratto gastrointestinale.

Nei pazienti gravemente avvelenati, che si presentano più tardi di un'ora dopo l'ingestione del farmaco, la somministrazione di carbone attivo potrebbe quindi essere ancora fattibile.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • Systematic review on the use of activated charcoal for gastrointestinal decontamination following acute oral overdose. Clin Toxicol (Phila). 2021 Dec;59(12):1196-1227.
  • The effect of activated charcoal on drug exposure following intravenous administration: A meta-analysis. Basic Clin Pharmacol Toxicol. 2021 Apr;128(4):568-578.
  • Interventions for paracetamol (acetaminophen) overdose. Cochrane Database Syst Rev. 2018 Feb 23;2(2):CD003328.
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