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Effetti degli integratori vitaminici sugli esiti clinici cardiovascolari

24 Marzo 2021

L'integrazione vitaminica non migliora gli esiti cardiovascolari clinici nella popolazione generale. Questa la conclusione a cui si giunge analizzando i tanti studi di livello presenti in letteratura. I primi dati sull’argomento, che non erano frutto di studi clinici randomizzati, avevano trovato forti correlazioni tra miglioramento della salute e integrazione vitaminica e/o livelli sierici delle diverse vitamine. Correlazioni non limitate solo alla valutazione di specifici marcatori come la diminuzione della pressione sanguigna o il miglioramento dei profili lipidici.

Alcuni studi degli anni Ottanta, inoltre, avevano concluso che l'integrazione vitaminica o livelli sierici più elevati di alcune vitamine potevano migliorare gli end-point clinici. Per esempio, nel 1987 uno studio osservazionale basato su un sondaggio che esaminava i livelli di vitamina A, C, E e i tassi di mortalità in diversi paesi europei aveva rivelato che le regioni con mortalità coronarica medio-alta avevano un livello di vitamina C significativamente più basso.

Inoltre, nelle aree con mortalità coronarica da bassa a media, i livelli plasmatici di vitamina E erano risultati significativamente più alti (11,5 mg/L vs 9 mg/L). Sempre in quel periodo, un altro studio ha seguito 10.532 persone per 9 anni, non rilevando alcuna associazione tra i livelli sierici di vitamina A o E nei pazienti deceduti a causa di malattie cardiovascolari e controlli di pari età e sesso.

Nel 1997, uno studio clinico che studiava gli effetti della supplementazione di acido folico sui livelli plasmatici di omocisteina di 30 volontari maschi sani ha scoperto che 200/400 μg di supplementazione giornaliera di folato per 6-14 settimane erano in grado di ridurre significativamente i livelli plasmatici di omocisteina. Da allora questi dati hanno fornito il razionale per condurre molti trial randomizzati e controllati. Questo è successo con le vitamine A, C ed E negli anni Novanta e, in seguito, con le vitamine del gruppo B negli anni 2000 e la vitamina D a partire dal 2010.

Nel 2002 uno studio randomizzato e controllato, pubblicato su The Lancet, ha valutato la supplementazione con vitamina E 400/800 Ui/die vs placebo su circa 2 mila pazienti con lesioni provate angiograficamente. Dopo un periodo di follow-up di 510 giorni, è stato riscontrato che l'integrazione di vitamina E ha ridotto significativamente l'endpoint primario di morte cardiovascolare e infarto miocardico non fatale.

Un successivo studio pubblicato su Jama nel 2008 ha valutato se l'integrazione a lungo termine di vitamina C o E potesse ridurre il rischio di eventi cardiovascolari, arruolando 14.641 medici maschi over 50. Dopo un periodo medio di follow-up di 8 anni e integrazione di 400 Ui di vitamina E a giorni alterni e 500 mg/die di vitamina C, né la vitamina C né la vitamina E sono risultate associate a una differenza significativa nell'incidenza di eventi cardiovascolari maggiori, infarto miocardico, ictus e mortalità cardiovascolare. Anzi: la supplementazione di vitamina E è stata trovata associata a un rischio significativamente aumentato di ictus emorragico.

Nel 2006, uno studio pubblicato sul Nejm ha arruolato 5.522 pazienti con più di 55 anni e una malattia vascolare o il diabete, randomizzandoli alla combinazione di 2,5 mg di acido folico, 50 mg di vitamina B6 e 1 mg di vitamina B12 o placebo. La durata media del follow-up è stata di 5 anni: rispetto al placebo, l'integrazione di vitamine non ha comportato una riduzione significativa del rischio di morte a causa di eventi cardiovascolari e, mentre i pazienti nel gruppo di integrazione avevano un tasso inferiore di ictus, l'integrazione vitaminica è stata associata a un aumento del ricovero a causa di angina instabile.

Tra il 2001 e il 2006 è stato condotto un trial in doppio cieco che ha arruolato 2.056 pazienti affetti da malattia renale cronica avanzata, con livelli basali di omocisteina comparabili, per determinare se alte dosi di acido folico e vitamina B6-B12 potessero ridurre la mortalità nei pazienti. Dopo un follow-up di 3,2 anni, nel gruppo di intervento (40 mg di acido folico, 100 mg di vitamina B6, 2 mg di vitamina B12), i livelli di omocisteina sono risultati significativamente inferiori. D'altra parte, l'integrazione non era associata a un cambiamento nella mortalità e non è stata trovata alcuna differenza tra il gruppo di integrazione e il placebo per quanto riguarda i tassi di infarto o ictus.

Uno studio del 2008 pubblicato su Jama, condotto per oltre sette anni su 5.442 donne con una storia di eventi cardiovascolari o con fattori di rischio coronarico, ha concluso che una compressa giornaliera combinata di 2,5 mg di acido folico, 50 mg di vitamina B6 e 1 mg di vitamina B12, o un placebo, ha determinato una riduzione dei livelli plasmatici di omocisteina, senza però conseguenze cliniche.

Più di recente, nel 2019, uno studio pubblicato sul Nejm e che ha visto arruolate oltre 25 mila persone di etnie diverse e tutte over 50 con l’obiettivo di valutare l’integrazione di vitamina D3 2.000 Ui/die e 1 g/die di acidi grassi omega-3 per la prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari, ha concluso che l’integrazione non è associata a una minore incidenza di eventi cardiovascolari.

Anche nel 2020 uno studio, condotto questa volta su bambini obesi tra i 10 ei 18 anni, ha concluso che a tre e sei mesi di follow-up, non vi era nessuna differenza di effetti su funzione endoteliale, rigidità arteriosa e pressione arteriosa sistolica tra chi faceva integrazione giornaliera con 1.000-2.000 Ui e 600 Ui di vitamina D. 

Silvia Ambrogio

Bibliografia:

  1. Effects of vitamin supplements on clinical cardiovascular outcomes: Time to move on! – A comprehensive review. Clinical nutrition Espen. 25 February 2021.
  2. Lowering homocysteine in patients with ischemic stroke to prevent recurrent stroke, myocardial infarction, and death: the Vitamin intervention for stroke prevention (Visp) randomized controlled trial. J Am Med Assoc, 291 (2004), pp. 565-575.
  3. Homocysteine lowering with folic acid and B vitamins in vascular disease. N Engl J Med, 354 (2006), pp. 1567-1577.
  4. Effect of folic acid and B vitamins on risk of cardiovascular events and total mortality among women at high risk for cardiovascular disease: a randomized trial. J Am Med Assoc, 299 (2008), pp. 2027-2036.
  5. Randomised controlled trial of vitamin E in patients with coronary disease: cambridge Heart Antioxidant Study (CHAOS). Lancet (London, England), 347 (1996), pp. 781-786.

 

 

 

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