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Effetti antinfiammatori di restrizione calorica e digiuno intermittente

16 Settembre 2020

Il digiuno intermittente e le diete ipocaloriche sono oggi approcci dietetici utilizzati per diminuire lo stato infiammatorio. Eppure, non ci sono risultati coerenti per quanto riguarda l’uomo.

Meccanicamente, infatti, il digiuno e la restrizione calorica sono un modo naturale per “accendere” la protein chinasi 5’ attivata dall'adenosina monofosfato (Ampk), fattore chiave che regola la risposta immunitaria innata aumentando la chemiotassi dei neutrofili e la fagocitosi mentre attenua l'infiammazione dannosa causata da infezioni batteriche e virali.

Alla luce del razionale biologico basato sulle vie metaboliche, le diete che imitano il digiuno agiscono favorevolmente su biologia circadiana, microbiota gastrointestinale, modulazione mitocondriale, così come in situazioni patologiche a grande carico infiammatorio come, per esempio, nell’ artrite reumatoide.

Possono, inoltre, migliorare lo stato infiammatorio generale nelle persone con obesità, riducendo i livelli plasmatici di proteina A amiloide, interleuchina-6 (Il-6), proteina C-reattiva (Crp), fattore di necrosi tumorale alfa (Tnf-α) e interferone gamma (Ifn γ), come riportato in diversi studi.

Digiuno intermittente e diete ipocaloriche, tuttavia, non sembrano esercitare gli stessi effetti antinfiammatori su persone non obese. Anzi: ci sono dati che dimostrano alcuni effetti positivi sui biomarcatori infiammatori in volontari sani con indice di massa corporea <25 kg/m2.

Peraltro, uno studio randomizzato del 2013 ha mostrato che l'intermitting fasting associato alla restrizione energetica non ha effetti distinguibili sui biomarcatori infiammatori anche nei soggetti con obesità.

Una metanalisi pubblicata poche settimane fa, condotta su 18 studi, ha rivelato che entrambi questi regimi hanno effetti benefici sullo stato infiammatorio, diminuendo i livelli di proteina C reattiva. In questo contesto, tuttavia, i livelli di Tnf-α e Il-6 non sono variati. L'analisi dei sottogruppi ha mostrato che i regimi di digiuno intermittente erano più efficaci nel ridurre i livelli di proteina C reattiva rispetto alle diete ipocaloriche. Inoltre, in base alla durata del trattamento e al tipo di popolazione studiata, è stata osservata una maggiore riduzione dei livelli di proteina C reattiva nei soggetti in sovrappeso e obesi e per ≥ 8 settimane di trattamento.

Prima di poter considerare applicabili nella pratica clinica queste evidenze c’è ancora tanto da chiarire, anche perché gli studi confermano il potenziale della perdita di peso, di per sé, nel ridurre le concentrazioni di alcuni biomarcatori infiammatori.  Di conseguenza, i livelli plasmatici di proteina C reattiva risultano conformi alla restrizione percentuale dell'apporto energetico giornaliero, con regimi di digiuno intermittente più efficaci nel ridurre le concentrazioni di questo marcatore rispetto alle diete ipocaloriche.

Inoltre, la maggior parte delle diete a basso contenuto di grassi può essere classificata come dieta ipocalorica, con la conseguenza di confondere ancora di più lo scenario. Le diete a basso contenuto di grassi vedono infatti aumentare l'assunzione di cibi antinfiammatori naturali, come frutta e verdura, che alla fine possono abbassare la proteina C-reattiva.

Un altro meccanismo proposto è legato al fatto che cibi a basso contenuto di grassi limitano la risposta al glucosio postprandiale, inibendo così il rilascio di citochine nel flusso sanguigno e il successivo rilascio di proteina C reattiva dall'endotelio.

Tanti studi di intervento hanno già riscontrato una diminuzione dei marker di infiammazione in soggetti con sindrome metabolica che consumano diete mediterranee, mentre al contrario, diete ricche di amidi raffinati, zuccheri e acidi grassi saturi e trans e poveri di antiossidanti naturali e fibre di frutta, verdura e cereali integrali sono associate all’eccessiva produzione di citochine proinfiammatorie insieme a una ridotta produzione di citochine antinfiammatorie.

Pertanto, i regimi ipocalorici e il digiuno intermittente sembrano essere strategie ausiliarie per il controllo dell'infiammazione di basso grado, soprattutto quando la perdita di peso è un processo fondamentale per raggiungere una condizione di salute come nel caso di pazienti in sovrappeso e con obesità.

Silvia Ambrogio

  • Effects of intermittent fasting diets on plasma concentrations of inflammatory biomarkers: A systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials: fasting and inflammation. Nutrition, online 12 August 2020, 110974
  • Effects of different dietary approaches on inflammatory markers in patients with metabolic syndrome: a systematic review and meta-analysis. Nutrition, 32 (2016), pp. 338-348
  • Alternate day fasting with or without exercise: Effects on endothelial function and adipokines in obese humans. e-SPEN Journal, 8 (2013), pp. e205-e209

 

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