L-carnitina, evidenze di efficacia nel miglioramento del profilo lipidico

19 Settembre 2019

L’integrazione di L-carnitina, in particolare nella forma orale e a dosi uguali o superiori a 2g/die, migliora il profilo lipidico, in soggetti sani e non.

A queste conclusioni è giunta una metanalisi pubblicata come on line first su Nutrition, metabolism and cardiovascular disease, organo ufficiale di Sid (Società italiana di diabetologia), Sisa (Società italiana per lo studio dell’aterosclerosi) e Sinu (Società italiana di nutrizione umana).

Gli autori hanno attinto a diversi database per selezionare studi clinici che fossero innanzitutto randomizzati, che avessero come oggetto dell’indagine gli effetti di una supplementazione con L-carnitina sul profilo lipidico (Tg, Tc, c-Ldl, c-Hdl) e con una durata di almeno una settimana.

In totale ne sono stati selezionati 55, di durata compresa tra le 2 e le 54 settimane, con un numero di partecipanti oscillante tra 10 e 227 e di condizione di salute differente: 15 trial con diabetici, 22 con emodializzati, 2 con epatite C, due con dislipidemici e uno a testa con steatosi epatica non alcolica, ipotiroidismo, osteoartrosi, pemfigo volgare, affaticamento muscolare rapido, sindrome dell’ovaio policistico e malattia coronarica. Il resto dei trial comprendevano soggetti sani od obesi.

Le conclusioni hanno evidenziato come la supplementazione con L-carnitina abbia mediamente ridotto i di 8,53 mg/dl, 5,48 mg/dl e 9,44 mg/dl i livelli di, rispettivamente, Tc, c-Ldl e Tg, con aumento di c-Hdl di 1,64 mg/dl. Un’ analisi dei sottogruppi, non ha invece mostrato alcun effetto in pazienti in emodialisi così come in caso di somministrazione per via endovenosa o con dosaggi inferiori ai 2 mg/die.

“Gli effetti benefici della carnitina sul profilo lipidico possono essere ricondotti a diversi meccanismi” sottolineano gli autori. “Da una parte, infatti, è coinvolta nel trasporto degli acidi grassi a lunga catena all’interno dei mitocondri dove subiscono beta ossidazione, riducendone così la disponibilità per la sintesi dei trigliceridi. Dall’altra, stimola la produzione di apolipoproteina-A1, che promuove la sintesi di c-Hdl.

Dalla nostra analisi emerge che la supplementazione di L-carnitina, in particolare nella formulazione orale e a dosi ≥2 g/die, è in grado di determinare un netto miglioramento del profilo lipidico.  Altre precedenti meta-analisi avevano già dato indicazioni in questo senso, benché fossero concentrate principalmente su pazienti con malattia renale cronica e diabete. Il nostro è sicuramente il primo studio che indaga gli effetti in individui sani e non. Vi sono alcuni limiti nella nostra analisi, a partire dal fatto che nei vari studi i metodi di misurazione del profilo lipidico erano diversi e i parametri misurati erano considerati endpoint secondari. Sono pertanto necessari ulteriori studi randomizzati, su popolazioni omogenee, di grandi dimensioni, lunga durata e con dosaggi variabili di L-carnitina per approfondire ulteriormente l’argomento”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RCT ben progettati che reclutano un gruppo omogeneo di partecipanti con un lungo periodo di intervento.

 

 

Implicazioni per la ricerca

Dato che i dati di sperimentazione randomizzati attualmente disponibili sono eterogenei, futuri grandi, di lunga durata, dovrebbero essere progettati studi di alta qualità per garantire un basso rischio di parzialità e soddisfare gli attuali standard di segnalazione per gli studi clinici. Il regime di dosaggio giornaliero dovrebbe idealmente essere adattato all'individuo per migliorare le prove in questo campo. Devono inoltre essere presi in considerazione diversi fattori che possono influenzare i risultati, come la diversa conformità alimentare, lo stile di vita, l'efficienza di assorbimento, il processo di produzione e l'origine geografica. Un altro punto importante è che gli effetti benefici di mantenimento di dosi a breve e lungo termine e basse e alte di L-carnitina per ottenere un migliore profilo lipidico sarebbero utili.

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