Un adeguato apporto proteico riduce il rischio fragilità negli anziani

04 Luglio 2019

Con il giusto apporto proteico gli anziani sono a minor rischio di fragilità. Queste le conclusioni di uno studio condotto dai ricercatori dell’ospedale universitario di Kuopio, in Finlandia sull’European journal of nutrition.

Quando si parla di fragilità dell’anziano si intende un complesso di fattori che aumentano il rischio di disabilità  e peggioramento della qualità di vita.

Il declino della forza fisica e l’indebolimento muscolare rappresentano il maggior pericolo e molte ricerche sinora avevano messo in evidenza una correlazione tra consumo di proteine e miglioramento di forza muscolare e reattività fisica ma nessuno aveva fornito dati sul rapporto diretto, negli anziani, tra dosi raccomandate e indicatori specifici di fragilità.

I ricercatori finlandesi hanno attinto al database dell’Osteoporosis risk factor and prevention–fracture prevention study (Ostpre-Fps), uno studio su 750 donne tra i 66 e i 71 anni iniziato nel 2003, con follow up di 3 anni, teso a valutare se un’integrazione con calcio e vitamina D fosse utile nel prevenire cadute e fratture in post-menopausa.

Delle 750 iniziali, solo per 440 erano disponibili informazioni utili al nuovo studio, in particolare rispetto alla rilevazione di parametri che identificavano fragilità in relazione alla quantità di proteine consumate, come rilevato attraverso questionario nutrizionale, prendendo come dose di riferimento quanto stabilito dalle Nordic nutrition recommendations: almeno 1,1 g di proteine per ogni chilogrammo di peso corporeo. Fragilità o pre-fragilità erano definite con presenza, rispettivamente, di almeno tre oppure uno o due tra i seguenti criteri:

  • ridotta forza muscolare
  • ridotta velocità del cammino
  • ridotta attività fisica
  • perdita del 5% o più del peso corporeo
  • affaticamento (almeno tre giorni alla settimana)

I risultati hanno evidenziato che, dopo tre anni di follow up, tra chi assumeva proteine con dosi superiori a 1,1 g/Kg aveva minor prevalenza di pre-fragilità e fragilità. Inoltre, il consumo di proteine di origine animale rispetto quelle vegetali, riduceva ulteriormente il rischio.

“Diversi meccanismi possono spiegare la relazione tra assunzione di proteine ​​e fragilità”, concludono gli autori. “Una minore risposta allo stimolo anabolico da parte del muscolo scheletrico, per esempio, potrebbe essere uno dei motivi principali alla base della perdita di funzionalità muscolare negli anziani e quindi un maggior apporto aminoacidico consentirebbe proprio di aumentare la risposta anabolica. Il nostro studio suggerisce che l'assunzione di proteine ​​pari o superiore a 1,1 g/kg di peso corporeo è associata a una minore fragilità nelle donne anziane, con effetti migliori quando le proteine sono di origine ​​animale, fornendo ulteriori indicazioni sull’efficacia di un approccio nutrizionale nel favorire un invecchiamento sano e nel prevenire la fragilità.

Anna Fasoli

 

 

 

 

 

 

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