"Si tratta di prodotti poco controllati, anche per quanto riguarda l'origine degli ingredienti. Alcuni studi hanno mostrato che possono essere presenti sostante attive non indicate in etichetta. Si pensa di prendere un prodotto naturale, senza sapere cosa si sta assumendo davvero, o sottovalutando il rischio di interazioni", ha concluso Craxì.
La risposta della Sinut (Società italiana di nutraceutica) giunge per voce del suo presidente, Arrigo Cicero: “Sicuramente è scorretto dire che non vi è normativa sugli integratori. Se non altro sappiamo che le dosi ammissibili sul mercato italiano sono da considerarsi sicure. Affermare poi, aspecificamente, che gli integratori possono essere epatotossici è un'altra estrapolazione peculiare perché non si fa riferimento a sostanze o estratti specifici, alle dosi, ai farmaci co-assunti e così via. È ovvio che in pazienti con polipatologie e che assumano più farmaci è sempre utile il filtro culturale di medico e farmacista, mentre la supplementazione autogestita può essere problematica, specie perché il soggetto può semplicemente assumere sostanze di cui non ha necessità o al posto di trattamenti convenzionali. Inoltre, il dato di incidenza a cui fa riferimento Craxi è delocalizzato rispetto alla sede geografica di rilevazione. Il mercato europeo occidentale è normato e in Italia lo standard qualitativo medio dei prodotti circolanti, almeno quelli presenti sul mercato farmacia, hanno una qualità di livello medio-alto. Diverso può essere per quanto riguarda i paesi extra-Ue e, in particolare, per l'acquisto via web da canali non controllati”.