Sarcopenia, i nutrizionisti clinici: così si vince la fragilità

12 Ottobre 2022

Il contrasto alla perdita di massa muscolare associata all’età è stato uno dei temi al centro dei lavori del 5° congresso nazionale Sinuc (Società italiana di nutrizione clinica) tenutosi di recente a Lecce. Come sottolineato da Maurizio Muscaritoli, presidente della Sinuc, “la perdita delle riserve fisiologiche è un processo normale, ma in certe condizioni l’organismo va in riserva più velocemente.

Ciò avviene, per esempio, quando ci troviamo di fronte a un organismo fragile, termine che abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia. Il soggetto fragile è più vulnerabile a parità di età anagrafica e fisicamente presenta una diminuzione di forza e resistenza muscolare, stanchezza, debolezza, riduzione della velocità di cammino”.

Per Paolo Orlandoni, direttore Uosd Nutrizione clinica all’Irccs-Inca di Ancona, “la perdita della massa magra è da considerarsi una vera e propria sindrome clinica che chiamiamo sarcopenia e per la quale si fa diagnosi su tre parametri: bio impedenziometria e densitometria a raggi X, forza muscolare, con la misurazione della forza della mano con dinamometro e lentezza del cammino valutati con lo speed gait o il 6-mini walk test”.

Se a partire dalla quinta decade di vita la perdita di massa muscolare viaggia al ritmo dello 0,8% ogni anno, nel soggetto fragile, con sarcopenia questo processo accelera, complici anche una scarsa attività fisica, dieta inadeguata e assunzione di più farmaci. Due i pilastri per un invecchiamento di successo: attività fisica, che agisce su molteplici meccanismi biologici e metabolici migliorando la sensibilità all’insulina, rallentando la morte delle cellule muscolari e diminuendo i livelli di infiammazione, e dieta.

“In presenza di una diminuzione della massa muscolare è possibile agire con un intervento nutrizionale mirato e gestito da uno specialista che gestisca l’apporto proteico tenendo conto che la capacità di utilizzare le proteine nell’organismo anziano diminuisce di circa il 28% e della presenza di molecole cataboliche che interferiscono in negativo sugli ormoni della crescita e gli androgeni” sottolinea Orlandoni.

“Stanno aumentando, però, gli studi sperimentali e clinici che documentano l’efficacia della supplementazione proteica o con aminoacidi. L’integrazione con aminoacidi essenziali è stata individuata come intervento superiore a qualsiasi regime iperproteico e alla supplementazione per efficacia, rapidità di azione e sicurezza. Somministrata per endovena è in grado di ripristinare la sintesi proteica entro poche ore anche nel soggetto anziano con un risparmio energetico dato dalla via di somministrazione che non coinvolge il lavoro del pancreas. E la somministrazione per os di aminoacidi essenziali ha una efficacia pari alla somministrazione per via venosa”. (n.m.)

 

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