Tè nero, studio correla consumo a riduzione del rischio di mortalità

07 Settembre 2022

Tre tazze di tè al giorno per abbassare il rischio di mortalità. Un dato suggerito da uno studio osservazionale su circa 500 mila consumatori inglesi di tè, soprattutto nero, reclutati nel trial Uk Biobank, un database con informazioni raccolte, attraverso analisi cliniche e questionari, tra il 2006 e il 2010.

In questo caso, ricercatori del National cancer institute, afferente ai National institutes of health americani, hanno preso in esame la correlazione tra consumi dichiarati di tè e mortalità nell’arco di un follow-up di 11 anni. I risultati, pubblicati sugli Annals of internal medicine, indicano come un consumo giornaliero di 2-3 tazze determini una riduzione del rischio di mortalità per qualsiasi causa del 13%, senza benefici ulteriori con consumi più elevati, sino a 10 tazze/die. Mentre sembrano evidenti i benefici sul rischio cardiovascolare, con sorpresa i ricercatori sottolineano l’assenza di effetti sulla mortalità da cancro o cause respiratorie.

Gli effetti, peraltro, sembrano indipendenti dalla temperatura del tè, piuttosto che dall’aggiunta di latte o zucchero o dalla capacità del singolo individuo di metabolizzare la caffeina.

Lo studio ha coinvolto 498.043 adulti con un'età media in fase iniziale di 56,5 anni. Circa l'85% del campione consumava tè, nel 90% dei casi nero e la maggior parte dichiarava di berne ogni giorno 2-3 tazze (29%), 4-5 (26%) o 6-7 (12%). Tra i limiti dichiarati dello studio, l’assenza di informazioni sulle porzioni assunte e su robustezza e forza del tè consumato.

“ll tè è tra le bevande più consumate in tutto il mondo e studi condotti in luoghi in cui il tè verde è popolare, come Cina e Giappone, hanno dimostrato benefici per la salute. I dati provenienti dai luoghi in cui il tè nero è più comunemente consumato sono invece più carenti e spesso hanno fornito risultati contrastanti”, commentano gli Autori. “Una possibile spiegazione dei nostri risultati è legata a una riduzione dello stress ossidativo e dell'infiammazione grazie ai polifenoli e ai flavonoidi presenti nella bevanda, in grado, per esempio, di migliorare la funzione endoteliale. Sebbene, però, questi dati possano offrire rassicurazioni ai consumatori di tè, non indicano una relazione causa-effetto ma soltanto una correlazione. Dobbiamo, pertanto, attendere ulteriori conferme per suggerire modifiche comportamentali, anche su popolazioni differenti”.

Nicola Miglino

 

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