Come indicatore della salute cardiovascolare è stata utilizzata l’elasticità dei vasi sanguigni, valutata attraverso tre parametri: velocità dell’onda sfigmica o di polso (Pwv), spessore medio-intimale della carotide comune (Imt) e dilatazione mediata dal flusso (Fmd)
A un anno dal trattamento combinato dieta/esercizio fisco, il Bmi si è ridotto mediamente del 9,4% e tutte e tre le misure della rigidità vasale sono migliorate: l’Fmd del 47%, la Pwv del 13% e l'Imt dell'1%.
I ricercatori hanno poi correlato questi cambiamenti ad aspetti nutrizionali. I miglioramenti nel Pwv sono risultati associati a riduzione dell’apporto calorico e del consumo di grassi saturi e aumento dell'assunzione di zinco. “Lo zinco – spiegano gli Autori - svolge un ruolo chiave nella sintesi dell'ossido nitrico, che contribuisce al rilassamento dei vasi sanguigni”.
Miglioramenti nell'Imt sono stati collegati a riduzione di calorie e grassi saturi e aumento del consumo di proteine. Per quanto riguarda l’Fmd, benefici si sono osservati con maggior consumo di niacina (vitamina B3), nota per la sua azione di vasodilatazione, in particolare nella parte superiore del corpo.
Così Brurya Tal, del Tel Aviv-Sourasky Medical Center: “Cambiamenti nel consumo di componenti alimentari specifici sono collegati a miglioramenti della funzione vascolare. Gli alimenti ricchi di zinco nella dieta dei pazienti coinvolti nello studio erano semi di girasole, semi di zucca, noci e carne. Carne e pesce, invece, erano le fonti di niacina. Una dieta mediterranea, ricca di proteine, verdure, noci, semi e con consumo moderato di frutta e cereali, può, pertanto, contribuire a migliorare l’elasticità vascolare, proteggendo indirettamente il sistema cardiovascolare” .
Lo studio è stato presentato al congresso come poster e ancora non è stato pubblicato.
Nicola Miglino