Vitamina D, utile contro il rischio cardiovascolare ma solo in caso di carenza

26 Gennaio 2022

Vitamina D efficace nella prevenzione cardiovascolare soltanto in soggetti con carenza. Questo il dato che sembra emergere da due studi comparsi di recente sull’American journal of clinical nutrition e sull’European heart journal.

Il primo è stato condotto in Irlanda, su circa 2.500 partecipanti over 60, senza patologie cardiovascolari o tumorali in corso. Tre i bracci indagati, dopo randomizzazione: placebo, Vitamina D 1.600 Ui/die e 3.200 Ui/die. Il trattamento è durato per 5 anni. Al 20% dei partecipanti sono stati prelevati campioni di sangue per analisi più dettagliati.

A fine studio, analizzando gli eventi cardiovascolari e tumorali comparsi nei tre gruppi, non sono emerse differenze statisticamente significative, pur evidenziandosi, nella selezione dei campioni ematici, un chiaro aumento della concentrazione di calcidiolo in chi aveva assunto dosi elevate di vitamina D. Il dato rilevante, però, sottolineano gli autori, è che solo il 9% dei partecipanti presentava, a inizio studio, bassi livelli di vitamina D, confermando i dati di altri trial secondo i quali un’integrazione ad alte dosi, laddove non c’è carenza, non produce alcun beneficio.

A conferma, uno studio australiano ha indagato il rapporto tra concentrazione sierica di 25 (OH) D e rischio cardiovascolare. I ricercatori hanno attinto all’Uk Biobank, un’ampia coorte inglese con persone di età variabile tra i 37 e i 73 anni, reclutata tra il 2006 e il 2009, analizzando questionari su condizioni di salute e stile di vita, nonché campioni di sangue per valutazioni di carattere genetico e biochimico.

Sono stati confrontati dati di 44.519 persone con malattia cardiovascolare e 251.269 controlli.

La concentrazione sierica di 25(OH)D è stata valutata tramite un’analisi genetica predittiva, tecnicamente definita “mendeliana non lineare”.

I risultati indicano come il rischio cardiovascolare si abbassi al crescere della concentrane ematica di 25 (OH)D, con decisione più marcata sino a 50 nmol/L, tendendo poi ad assestarsi. Stesso trend quando si sono messi in correlazione i valori di pressione arteriosa.

Così concludono gli Autori: “È la prova che una carenza di vitamina D può aumentare la pressione sanguigna e il rischio di malattia cardiovascolare. Tuttavia, sembra evidente che una supplementazione è utile solo in chi ne ha necessità: ulteriori benefici da dosi più elevate, oltre il fabbisogno nutrizionale, sembrano di modesta entità”.

Nicola Miglino

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