L’obiettivo dello studio è arrivare a definire un protocollo nutrizionale di riferimento per missioni spaziali di lunga durata con l’idea non tanto che l’astronauta mantenga lo stesso peso corporeo, quanto piuttosto che resti costante la massa magra. A questo proposito, dall’osservazione di Parmitano sono risultate essenziali l’attività fisica e la qualità del cibo.
Così Filippo Giorgio Di Girolamo, del team di ricerca dell’Università di Trieste: “Il volo spaziale di lunga durata induce cambiamenti nella composizione corporea e, quasi sempre, la riduzione della massa corporea. È possibile, con un intervento a livello nutrizionale, contrastare o limitare l'effetto dannoso della microgravità sul metabolismo e sul muscolo scheletrico.”
In condizioni di immobilità e microgravità, secondo i ricercatori di Trieste va preferita una dieta bilanciata, ricca di proteine, ma non la dieta iperproteica, con un buon apporto di antiossidanti forniti da verdure, frutta, cioccolato e anche caffè.
“I risultati ottenuti con Luca Parmitano hanno dimostrato l’efficacia dell’approccio nutrizionale proposto dal nostro team”, spiega Biolo. In considerazione di ciò, l’Agenzia spaziale italiana ha programmato con quella europea di continuare lo studio Nutriss in occasione di altre due missioni, quella in corso di Matthias Maurer e quella di Samantha Cristoforetti prevista nel 2022”.
Cosmic Kiss: la fase II dello studio Nutriss
Lo scorso 30 ottobre Matthias Maurer è partito dalla Florida per la sua prima missione verso la stazione spaziale internazionale. Durante il suo periodo in orbita l’astronauta effettuerà numerosi esperimenti europei e internazionali a bordo. Per testare Nutriss Maurer verrà dotato di un analizzatore di bioimpedenza, uno strumento per l’analisi e il monitoraggio della composizione corporea, adattato per andare in orbita. Per effettuare questa misurazione verranno posizionati degli elettrodi su polsi e caviglie che consentono di determinare la percentuale di massa grassa e magra del corpo.
È già stato effettuato un primo monitoraggio a terra per ottenere i dati di confronto e dai primi di novembre hanno avuto inizio le misurazioni nello spazio che vengono effettuate una volta al mese, la mattina a digiuno, fino al termine della missione ad aprile. Attraverso questa pratica si determinerà l’acquisizione di grasso e la perdita muscolare in condizioni di microgravità. Su questi valori incidono alimentazione, attività fisica all’interno della stazione spaziale e le attività “extraveicolari” nello spazio.
Sulla base di queste informazioni viene messa a punto la strategia per i piani nutrizionali, discussa e coordinata a terra con il team medico l’Agenzia spaziale europea (Esa) e di quella italiana, insieme ai ricercatori dell'Ateneo giuliano.
In caso di variazioni in positivo o negativo oltre una soglia definita, il team nutrizionale fornisce suggerimenti per l'aumento o la diminuzione dell’assunzione di energia all’astronauta in modo da mantenere il proprio bilancio energetico. Le nuove indicazioni nutrizionali, se necessario, potranno essere apportate attraverso cambiamenti in uno o più degli obiettivi nutrizionali (energia, carboidrati, lipidi, ecc.) inclusi nella dieta dell'equipaggio.
Gli aggiornamenti alimentari vengono trasmessi direttamente ai membri dell’equipaggio: un elenco di possibili scelte alimentari per garantire l'adeguatezza nutrizionale e anche le preferenze personali. L'obiettivo generale è l'ottimizzazione delle prestazioni degli astronauti e la qualità della vita a bordo mantenendo una composizione corporea ideale evitando l’aumento del rapporto massa grassa/massa magra dovuto all’inattività da microgravità. I risultati dell’esperimento Nutriss saranno utilizzati dal Food Lab della Nasa e dal Nutrition team dell’Esa e potranno contribuire all’aggiornamento dei piani nutrizionali per le future missioni di astronauti.
“Nutriss - conclude Biolo - potrebbe prevedere applicazioni anche in ambito clinico per la gestione dei pazienti anziani, malnutriti e/o obesi immobilizzati sulla terra. Anche per i pazienti allettati come per gli astronauti, l’obiettivo principale è infatti quello di mantenere la massa magra e quindi è preferibile adottare un monitoraggio focalizzato sulla misurazione corporea piuttosto che genericamente sul peso”.
Nicola Miglino