Un team di ricercatori dell'Università di Toronto ha esaminato i dati di 137.851 soggetti di cinque diversi continenti ed età compresa tra i 35 e i 70 anni, per indagare l'associazione tra indice glicemico e malattie cardiovascolari. Il tipo di dieta è stato valutato tramite questionari sulla frequenza alimentare, specifici per paese, e l'indice glicemico e il carico sono stati stimati in base al consumo di sette categorie di carboidrati.
Durante un follow-up mediano di 9.5 anni, si sono verificati 8.780 decessi e 8.252 eventi cardiovascolari maggiori. I ricercatori hanno scoperto che una dieta ad alto indice glicemico si associava ad aumento del rischio per un evento cardiovascolare maggiore o morte, confrontando i quintili a basso indice glicemico con quelli a indice glicemico più elevato, e con la presenza o assenza di malattie cardiovascolari preesistenti (Hazard ratio, rispettivamente di 1.51 e 1.21). Un alto indice glicemico era anche associato a un elevato rischio di morte per cause cardiovascolari. I risultati per quanto riguarda il carico glicemico sono stati simili per i partecipanti con malattie cardiovascolari al basale, ma non per quelli senza malattie cardiovascolari preesistenti.
"Studio gli effetti delle diete ad alto indice glicemico da molti anni e questi dati confermano che il consumo di elevate quantità di carboidrati di scarsa qualità rappresenta oggi un problema in tutto il mondo", commenta David Jenkins, esperto nutrizionista dell’Università di Toronto e prima firma della ricerca. “Le diete ricche di carboidrati di scadente qualità sono associate a ridotta longevità, diversamente quelle ricche di frutta, verdura e legumi, contenenti carboidrati di qualità più elevata”.
Elisabetta Torretta