Caffeina e sport, dal congresso Sinut focus su rischi e benefici

13 Gennaio 2021

L’uso della caffeina come integratore nello sport è in aumento in tutto il mondo, con l’obiettivo del raggiungimento di una migliore performance psicofisica grazie agli effetti su apparato cardiovascolare e sistema nervoso centrale.  Del suo ruolo, vero o supposto, sulla performance si è parlato lo scorso dicembre al 10° congresso Sinut (Società italiana di nutraceutica), tenutosi in forma virtuale, grazie all’intervento di Fabrizio Angelini, presidente della Società italiana nutrizione, sport e benessere (Sinseb), responsabile dell’area nutrizione della Juventus e della Vr46 RidersAcademy (team di Valentino Rossi) e Autore del best seller Dieta&Running, per i tipi di Rizzoli. 

“Sin dall’antichità e fino al 1900 le miscele di stimolanti a base vegetale, tra cui caffeina e altri composti come cocaina, stricnina, etere, eroina e nitroglicerina, furono sviluppate segretamente da allenatori, atleti e allenatori, in quanto ausili ergogenici di prima mattina progettati per fornire un vantaggio competitivo”, sottolinea Angelini.  

L'uso di vari cocktail farmaceutici da parte degli atleti di resistenza continuò fino a quando l'eroina e la cocaina non furono limitate alle prescrizioni negli anni Venti e, inoltre, quando il Comitato olimpico internazionale introdusse programmi antidoping alla fine degli anni Sessanta”.   

Alcuni dei primi studi pubblicati provengono da due psicologi, William Rivers e Harald Webber, dell'Università di Cambridge, che studiarono su loro stessi gli effetti della caffeina sull'affaticamento muscolare.  

Ricerche significative sulla prestazione fisica con più soggetti, in sport diversi e sull'esplorazione di variabili come gli effetti tra individui allenati e non allenati, iniziarono e continuarono negli anni Quaranta. Tuttavia, furono gli studi dello Human performance laboratory della Ball state university, alla fine degli anni Settanta, guidati da David Costill, che iniziarono a valutare la potenziale azione della caffeina, soprattutto negli sport di endurance.  

“Fino a qualche anno fa messa sotto osservazione dalla Wada per eventuali effetti dopanti, ricordiamo, infatti, che un soggetto risultava positivo ai controlli antidoping quando la concentrazione nelle urine superava i 12µ/ml, dal punto di vista sportivo oggi la caffeina è uno dei supplementi ergogenici più studiati ed efficaci”, prosegue Angelini.  “La sua azione positiva sulla performance si ha già a dosi moderate, 3-6 mg/kg, assunte circa 60 minuti prima della prestazione. Effetti, in particolare, di tipo energetico, sulla riduzione del senso di fatica e concentrazione. Alcuni studi avevano evidenziato eventuali effetti negativi sullo stato d’idratazione, fino a segnalare il pericolo di un vero e proprio effetto disidratante che però, alle dosi comunemente utilizzate, sembra scongiurato. Dosi maggiori sino a 9 mg/kg di peso non sembrano determinare ulteriori vantaggi dal punto di vista della prestazione fisica, aumentando, piuttosto,  la possibilità di effetti collaterali quali, per esempio, irritabilità, insonnia, disturbi gastroenterici e tachicardia. In campo sportivo, la caffeina è più potente se consumata in uno stato anidro. La si trova in vari supplementi, bevande , gel e perfino in gomme da masticare  ma, in dosi moderate o mediamente elevate anche in bevande contenenti altri supplementi per un’azione combinata utilizzata soprattutto nel Pre-Workout, con potenziali effetti ergogenici e di miglioramento dell’adattamento al training dal punto di vista sia fisico, dando sensazione di minor fatica, sia psichico, offrendo maggiore lucidità mentale, anche se gli studi al riguardo non hanno portato chiarezza sul vero ruolo della caffeina nelle miscelazioni. Tali azioni, pur segnalate in letteratura, non hanno vere e proprie evidenze scientifiche né sui benefici né tantomeno sui potenziali rischi per la salute. Bisogna capire se questi effetti, molte volte positivi, possano essere anche dannosi per la salute. In particolare c’è da segnalare che l’uso/abuso, anche e soprattutto negli adolescenti, delle comuni bevande energetiche contenenti miscele di zuccheri, caffeina e altre sostanze potrebbero avere conseguenze negative, già peraltro segnalate in letteratura, sia a livello fisico che psichico. In tal senso, esistono in campo sportivo precise prese di posizione come per empio quella dell’American college of sport medicine. Come tutte le sostanze che hanno una certa efficacia, infatti, ci possono essere effetti collaterali. Inoltre, l’abuso e la dipendenza da caffeina stanno diventando sempre più comuni e possono portare a una intossicazione in grado anche di aumentare il rischio di morte prematura. Durante i periodi di privazione del sonno, la caffeina può agire per migliorare lo stato di vigilanza e recentemente ne è stata dimostrata la capacità di migliorare la sintesi del glicogeno durante la fase di recupero dell’esercizio. Concludendo, pur riconoscendo l’indubbia azione sul miglioramento delle performance psico-fisiche in ambito sportivo, l’utilizzo della caffeina deve essere valutato singolarmente tenendo anche conto degli eventuali effetti collaterali per la salute dell’atleta”.

Nicola Miglino

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