Italia sempre più “Bio”: quarto mercato in Europa

12 Febbraio 2024

Avanza il mercato Bio nella grande distribuzione, rappresentando un giro d'affari da 2,1 miliardi di euro nel 2023, pari al 2,9% del totale alimentare nel canale.  A segnalarlo, un’indagine Nielsen presentata di recente al convegno “L’Italia di oggi e di domani: il ruolo sociale ed economico del biologico nella distribuzione moderna", promosso da Assobio a Marca by BolognaFiere. Con questi numeri l'Italia è per dimensione il quarto mercato del biologico tra i grandi paesi in Europa dopo Germania, Francia e Regno Unito. A livello di macroregioni, il trend cresce in modo più accentuato nel Sud e al Centro, ma l'incidenza maggiore del “bio” sul totale della spesa alimentare si verifica nel Triveneto-Emilia Romagna.

Uova, gallette e confetture sono sul podio dei prodotti biologici più venduti a valore. Completano la “top ten” 2023 del paniere “bio” le buone performance di latte fresco e sostitutivi del latte Uht, olio extra vergine d'oliva, cereali per la prima colazione, creme spalmabili dolci, lo yogurt intero, la pasta integrale o con farine di farro, kamut o legumi e la verdura (IV gamma).

Da un lato l'utenza acquista prodotti bio perché sono più sicuri per la salute (27%) e rispettosi dell'ambiente (23%) ma dall’altro il 40% ammette di essere confuso nell’interpretare e nel riconoscere le etichette e le caratteristiche dichiarate di sostenibilità.

Va ricordato che le vendite bio in Italia hanno un valore totale di 5,4 miliardi di euro (+9%, anno terminante a luglio 2023) e l’export vale 3,6 miliardi di euro (+8%).

“L'Italia è un paese leader nella produzione e esportazione di bio nel mondo e vede costantemente crescere le superfici agricole coltivate a biologico, oggi il 18%, grazie ad agricoltori che rinunciano a pesticidi e fertilizzanti chimici a vantaggio dell’ambiente”, afferma Nicoletta Maffini, presidente di AssoBio. “Dall’altro lato dello scaffale, l’88% degli italiani è alle prese con strategie di risparmio in tema di spesa alimentare legata a un generale aumento dei costi e ad una riduzione del potere di acquisto. Questo penalizza i prodotti premium, come quelli bio: il fatto che nella Gdo la vendita del prodotto biologico sia ferma al 3% è un dato che non ci soddisfa e ci auguriamo di poter raggiungere quanto prima almeno il 10%. Per far questo è necessario che le associazioni di categoria facciano sinergia tra di loro ma anche con la politica e con la Gdo stessa per supportare i progetti di filiera e il giusto prezzo. AssoBio da parte sua porta avanti campagne di comunicazione chiare e l’impegno per una piattaforma di tracciabilità del biologico. Sul fronte economico, ricordiamo la nostra richiesta ai politici per la riduzione dell'aliquota Iva sui prodotti freschi e per il credito d’imposta sui costi di certificazioni per le aziende, un onere che si riverbera sul prezzo finale dei prodotti. C’è ancora molta strada da fare e c’è bisogno del supporto di tutti".

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