Negi Stati Uniti, solo il 10 e il 12% della popolazione adulta consuma quantità adeguate di frutta e verdura e uno dei fattori condizionanti sembra essere il maggior costo rispetto a cibi più economici ma anche nutrizionalmente più scadenti.
I ricercatori hanno così coinvolto 64 partecipanti, di età compresa tra 18 e 70 anni, con Bmi variabile da 24,5 a 50 Kg/m2 dividendoli in tre gruppi: dopo 8 settimane di osservazione, per altre 32 potevano avere uno sconto pari al 30, 15 o nullo sull’acquisto di frutta, verdura e bevande non zuccherate in alcuni supermercati di New York. Seguiva, poi, un follow up di 16 settimane. Al momento, sono stati pubblicati i dati di un’analisi ad interim, sino alla 16.ma settimana di intervento, monitorando sia i consumi che alcuni parametri biometrici e biochimici (peso corporeo, percentuale di grasso corporeo, pressione sanguigna, glicemia a digiuno, emoglobina A1C, lipidemia).
I risultati mostrano che lo sconto del 30% ha portato a un aumento significativo del consumo sia di verdura che di bevande non zuccherate. Il gruppo con lo sconto del 15% ha mostrato un aumento non significativo nel consumo di bevande non zuccherate, ma nessun cambiamento per le verdure. Pertanto, dicono gli Autori, uno sconto del 15% potrebbe non influenzare il consumo di verdure. A differenza delle verdure, non vi è stato alcun effetto degli sconti sul consumo di frutta. Lo stesso consumo di bevande non zuccherate nel gruppo 30% è risultato inversamente correlato a quello di bevande zuccherate: in un certo qua modo, si è registrata un’inversione di consumi.
Tutto questo, però, non ha portato benefici sul fronte clinico, in termini, per esempio, di riduzione del peso o altro anche se, sostengono gli Autori, bisognerebbe aspettare la fine dello studio, al quale mancherebbero ancora 16 settimane di intervento e 16 di follow-up.
“I risultati di questo studio indicano che gli sconti, soprattutto al livello del 30%, possono tradursi in un aumento del consumo di verdure e bibite dietetiche. Sono dati che mostrano come incentivi economici siano in grado di promuovere consumi salutare. Pertanto, la riduzione del prezzo degli alimenti a basso contenuto calorico, in particolare le verdure, può essere una strategia utile da prendere in considerazione da parte delle autorità sanitarie per promuovere comportamenti dietetici sani”.
Nicola Miglino