Fecondazione assistita: ecco gli aiuti da dieta e integrazione

15 Gennaio 2024

Una review da poco pubblicata su Reproductive biomedicine on line ha cercato di fare luce sulle strategie nutrizionali più efficaci nel garantire maggiore successo a un intervento di fecondazione assistita. Va diffondendosi, infatti, un uso, spesso anche fuori controllo medico, di integratori e gli stessi ricercatori si interrogano su quali nutrienti siano i più indicati nel supportare le diversi fasi del percorso. Autore della review, Roger Hart, docente di Medicina della riproduzione presso l'Università dell'Australia occidentale.

“Chi si occupa di fertilità è impegnato ogni giorno in una perenne ricerca di soluzioni che migliorino la capacità di stimolazione di una donna sottoposta a un ciclo di fecondazione in vitro per aiutarla a concepire”, sottolinea Hart. “Dieta e integratori alimentari sono tra gli argomenti più trattati tra i colleghi quando si parla di interventi adiuvanti su questo fronte. Da qui, l’idea di una revisione sistematica di quanto presente in letteratura”.

Gli integratori alimentari analizzati nello studio, insieme a diverse diete, sono stati: deidroepiandrosterone (Dhea), melatonina, coenzima Q10 (CoQ1O), carnitina, selenio, vitamina D, mio-inositolo, Omega-3, erbe cinesi.

Il primo dato che emerge è che il miglior approccio nutrizionale sarebbe quello di adottare una Dieta mediterranea durante il ciclo di fecondazione assistita.

“L’evidenza a favore della Dieta mediterranea è molto forte, grazie al supporto di robusti studi clinici randomizzati che mostrano benefici sia sullo sviluppo dell’embrione che sull’esito della gravidanza”, dice Hart. “Le caratteristiche favorevoli sono rappresentate dall’elevato apporto di frutta e verdura, cereali integrali, legumi, noci, pesce e oli monoinsaturi o polinsaturi, e quello limitato di alimenti altamente trasformati. Parliamo di una dieta ricca di vitamine del gruppo B, antiossidanti, acidi grassi polinsaturi Omega-3 e fibre e povera di grassi saturi, zucchero e sodio.”.

Sul fronte integratori, Dhea e CoQ-10 hanno evidenze di efficacia rispetto ai controlli sulla stimolazione ovarica prima dell’inizio del ciclo. Lo stesso CoQ10 si segnala positivamente, anche se non è chiaro se sia più indicato alle donne in età matura, piuttosto che a quelle con scarsa risposta alla stimolazione ovarica o sviluppo embrionale non soddisfacente. Benefici emergono per la melatonina, anche se non è chiaro in quali casi e con quali dosaggi. I primi dati promettenti sull’uso del resveratrolo nella follicologenesi e in contesti di scarso sviluppo embrionale richiedono ulteriori approfondimenti, sebbene il resveratrolo sembri avere un effetto dannoso sull’endometrio. Non vi sono prove a sostegno dell'uso della L-carnitina, mentre per gli Omega-3, emerge un ruolo nel migliorare i risultati clinici e la qualità dell'embrione. In caso di sindrome dell’ovaio policistico, utile il mio-inositolo, sebbene anche in questo caso il regime posologico non sia definito. Da chiarire, infine, il ruolo della vitamina D.

Così conclude Hart: “Un semplice approccio nutrizionale per favorire il concepimento tramite fecondazione in vitro sarebbe l’adozione di una dieta di tipo mediterranea. L’uso di CoQ10 e Dhea prima di iniziare un ciclo può essere utile nei casi con già una precedente scarsa risposta alla stimolazione ovarica, mentre l’integrazione con Omega-3 può effettivamente migliorare alcuni risultati clinici ed embriologici”.

Nicola Miglino

 

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