Ecco così che, sulla base delle più recenti evidenze scientifiche, vengono proposte le dieci regole fondamentali.
Innanzitutto, bilanciare assunzione e consumo di calorie al fine di mantenere un peso corporeo adeguato; fondamentale, poi, un abbondante e variegato consumo di frutta e verdura. In terzo luogo, preferire cibi integrali e, quarto, ricorrere a fonti proteiche sane, principalmente di origine vegetale, con consumo regolare di pesce e frutti di mare, limitando quello di carni rosse e lavorate.
Quinto: bandire dalla tavola oli tropicali e grassi parzialmente idrogenati in favore dell’utilizzo di oli vegetali. Limitare al minimo il consumo di cibi processati e, settimo, di alimenti o bevande con zuccheri aggiunti.
Preferire cibi a basso contenuto di sale; limitare il consumo di alcol e, infine, applicare queste regole sempre, a prescindere dal luogo dove il cibo viene preparato o consumato.
Dieta e sostenibilità
Per la prima volta nelle linee guida dietetiche Aha fa capolino il tema della sostenibilità. “I prodotti animali e, in particolare, la carne rossa, hanno il maggiore impatto ambientale in termini di consumo di acqua e suolo, contribuendo in modo significativo alle emissioni di gas serra”, si legge nel documento. “Andare perciò nella direzione di un maggior consumo di diete a base vegetale piuttosto che animale garantisce, contemporaneamente, benefici per la salute individuale e per l’ambiente”. Con una raccomandazione, però: non tutte le diete eco-sostenibili sono salutari per il cuore. Per esempio, se un’alimentazione a base vegetale include molti carboidrati raffinati e zuccheri aggiunti, aumenta il rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiache.
Le sfide che ci attendono
Il documento Aha si conclude con una serie di criticità da affrontare nel prossimo futuro contro fenomeni che mettono a rischio l’adozione di comportamenti dietetici salutari. Innanzitutto, la cattiva informazione che gira su internet e sui social network. La mancanza, poi, di programmi di educazione dietetica nelle scuole insieme alla cosiddetta insicurezza alimentare, ovvero l’impossibilità di accesso a cibo di qualità per ampie fasce della popolazione a basso reddito. Infine, il marketing aggressivo dell’industria che spinge molto più facilmente verso il consumo di cibi e bevande non raccomandati.
Nicola Miglino