Pubblicata su Nutrients una metanalisi degli studi finora condotti per indagare gli effetti dell’impiego di L-acetilcarnitina nella prevenzione e nel controllo della demenza. Tema fortemente dibattuto sin da quando, nel 2003 una review sistematica sottolineò che non vi fossero prove sufficienti a giustificarne un impiego e, quasi contestualmente, una metanalisi giungeva a conclusioni opposte. Da allora diversi studi sono stati pubblicati e ora un gruppo di ricerca italiano ha provato a tirare alcune conclusioni sulla base di quanto a oggi disponibile. Ne abbiamo parlato con uno degli Autori, Giulia Malaguarnera, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche dell’Università di Catania, oggi assegnataria di una borsa di studio “Marie Skłodowska Curie individual fellowship” che l’ha portata a Rennes, in Francia a seguire un progetto di studio sull'asse intestino-fegato-cervello e le interazioni metaboliche correlate.

La dieta mediterranea è la migliore strategia nutrizionale per mantenere una corretta funzione cerebrale. Sono queste le conclusioni recenti dell’Alzheimer association, la più grande organizzazione di volontariato, impegnata nell'assistenza, nel sostegno e nella ricerca sul morbo di Alzheimer, incaricata dal World dementia council di elaborare un documento di consenso sui fattori di rischio modificabili per il declino cognitivo e la demenza.

Un’incidenza che varia dal 5,5 al 7,7 % negli over 60 sino al 22% oltre i 70 anni. Questi i dati che le statistiche ci restituiscono per ciò che concerne il cosiddetto mild cognitive impairment, ovvero il decadimento cognitivo lieve, che i neurologi considerano come una fase di transizione tra il normale invecchiamento e la demenza lieve e che, comunque, nel 10-15% per cento dei casi può considerarsi anticamera di gravi patologie neurodegenerative come l’Alzheimer.

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