Nutraceutici e tiroide: le evidenze scientifiche

19 Settembre 2019

Oltre il 30% dei pazienti con malattia tiroidea fa uso di integratori. Eppure, la classe medica mostra scetticismo totale o non si rivela sufficientemente preparata per discutere con loro di rischi e benefici, sulla base delle evidenze scientifiche che oggi emergono dalla ricerca.

Ecco così che un gruppo di clinici italiani, americani e danesi si è preso la briga di raccogliere le evidenze presenti in letteratura sui principali integratori (carnitina, inositolo, melatonina, resveratrolo, selenio) indicati in ambito tiroideo per fornire un quadro aggiornato della situazione, pubblicato di recente su Nutrients. Di seguito un elenco riepilogativo con i commenti finali degli autori:

Carnitina

Le prove attualmente disponibili sostengono l'utilità della L-carnitina nei pazienti ipertiroidei e un suo ruolo nel migliorare una serie di sintomi, inclusa l'aritmia cardiaca. Vi sono in letteratura casi clinici in cui vengono riportati miglioramenti con la L-carnitina del quadro clinico in caso di tempesta tiroidea. Tuttavia, non sono stati segnalati cambiamenti nei test di funzionalità tiroidea. Un'indicazione pratica per l'uso della L-carnitina (2g/die) è nel controllo della sintomatologia dell'ipertiroidismo quando i pazienti devono assumere basse dosi di farmaci antitiroidei. Attualmente è disponibile solo uno studio coreano per l'ipotiroidismo che non consente conclusioni utili.

Inositoli

In un solo studio il Myo-inositolo (Mi), in monosomministrazione (2g/bid) o con la melatonina (2g/die più 3g/die di melatonina) è stato somministrato a due gruppi di donne eutiroidee in postmenopausa, con valutazione sierica di Ft4 e Tsh. Mi da solo ha causato un aumento di quasi il 3,5% di Ft4 e una riduzione del 10% di Tsh. Risultati opposti per la combinazione con melatonina: -3,5% per Ft4 e quasi +10% per Tsh. Pochi studi sono stati condotti con la combinazione di Mi più selenio o carnitina. La prima è stata utilizzata in pazienti con ipotiroidismo subclinico correlato a tiroidite di Hashimoto, dimostrando la capacità di ridurre sia gli autoanticorpi sierici tiroidei che il Tsh. La combinazione con carnitina è stata studiata in pazienti con ipotiroidismo subclinico, non arrivando a conclusioni significative.

Melatonina

C'è molto interesse intorno al tema della correlazione tra melatonina e autoimmunità e su quale ruolo possa giocare in tale ambito la tiroide. Si ritiene che la melatonina possa avere un ruolo paracrino e che nella patologia tiroidea, in una condizione di stress ossidativo, sia in grado di ridurre i processi coinvolti nell'autoimmunità. Tuttavia, non ci sono studi controllati o dati precisi per dimostrare in modo conclusivo che la melatonina sia effettivamente utile nella malattia tiroidea.

Resveratrolo

Non ci sono risposte semplicemente per mancanza di studi

Selenio

Benefici sono stati dimostrati per le forme lievi di oftalmopatia di Graves. I vantaggi per il decorso clinico della malattia di Graves sono, invece, controversi. Nella tiroidite di Hashimoto è stato mostrato un beneficio più sugli autoanticorpi sierici tiroidei che sulla funzione della ghiandola. Esiste solo uno studio che riporta vantaggi ottenuti con la supplementazione di selenio in caso di tiroidite post-partum, sia in termini di autoanticorpi tiroidei sierici che di disfunzione tiroidea. Per le combinazioni di selenio con myo-inositolo si rimanda a quanto detto sopra.

 Il commento

 “Come clinici, vediamo spesso pazienti che assumono ogni sorta di integratori con la speranza di migliorare le loro condizioni di salute o semplicemente per mantenersi in uno stato di benessere” sottolineano gli autori. “Molta attenzione ruota intorno alla tiroide, spesso additata come responsabile di una sintomatologia molto variegata. Ci sono verità e falsi miti che abbiamo così cercato di chiarire, concentrandoci sui nutraceutici più comuni e popolari. Oltre il 30% dei nostri pazienti usa integratori ed è necessario essere informati. Bisogna discutere con loro dei benefici reali e dei rischi potenziali. È necessario familiarizzare con i principali integratori utilizzati, conoscere le prove scientifiche disponibili e comprendere i possibili effetti collaterali al fine di consigliare correttamente i pazienti. Nel nostro lavoro, abbiamo riportato il potenziale beneficio dei nutraceutici in ambito tiroideo sulla base della letteratura a oggi disponibile. Vale, tuttavia, la pena di notare che sono stati condotti pochissimi studi clinici randomizzati e, in generale, tutti gli studi mancano di un’ampiezza adeguata del campione. Solo per il selenio sono in corso due trial randomizzati, con un campione adeguatamente robusto. Studi simili andrebbero programmati anche per i nutraceutici più rilevanti per quanto riguarda una possibile influenza sulla tiroide, al fine di fornire una guida adeguata sia ai pazienti che ai medici”.

Il problema più grande con gli integratori, però, è che, secondo i dati riportati dagli autori molti di essi non contengono effettivamente ciò che afferma l'etichetta: circa il 70% dei prodotti sul mercato o non ha ingredienti che corrispondono a quanto indicato o contengono contaminanti di qualche tipo, con presenza illegale, spesso, di ormoni tiroidei che espone potenzialmente i pazienti al rischio di sviluppare tireotossicosi iatrogena.

Nicola Miglino

 

 

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