Allo scopo di far luce sul legame tra microbiota intestinale e artrosi, nei mesi scorsi un gruppo di lavoro ha pubblicato su Ageing research, per conto dell’European society for clinical and economic aspects of osteoporosis, osteoarthritis and musculoskeletal diseases (Esceo) un documento di consenso che fa il punto su quanto oggi emerge dalla letteratura scientifica.

Con un probiotico multiceppo, multispecie e multigenere si riesce a integrare i microorganismi mancanti e a contrastare i non idonei. Inoltre, proprio per le diverse caratteristiche dei vari ceppi, specie e generi, questi possono sinergizzare e favorire la colonizzazione intestinale. Questo il messaggio chiave di un press webinar tenuto di recente da Patrizia Brigidi, docente di Biotecnologia delle fermentazioni presso il dipartimento di Farmacia e Biotecnologie di Bologna, durante il quale si è voluto ribadire il concetto di fingerprint batterico, ovvero di come ciascun individuo possegga un microbiota proprio, un’impronta personale e unica, proprio come quella digitale.

L’impiego di propionato, acido grasso a catena corta (Scfa), potrebbe essere di utile supporto nel ridurre i processi infiammatori che accompagnano malattie neurodegenerative come le Sclerosi multipla (Sm). L’evidenza deriva da uno studio internazionale pubblicato su Cell, che aggiunge un ulteriore tassello all’ipotesi sul ruolo del microbiota nella patogenesi delle malattie autoimmuni.

Appuntamento a Bologna il 4 maggio per il tour nazionale “Microbiota e intestino: un mondo nuovo e tutto da scoprire sin dalla nascita” rivolto a medici pediatri.

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