Covid-19: in aree ad agricoltura non intensiva ci sono stati meno contagi

02 Luglio 2020

Ciò che è emerso è che le aree ad agricoltura intensiva hanno fatto registrare molti più casi: 134 per 100 km quadrati, rispetto ai 49 nelle aree a minore intensità, che corrispondono a 37 vs 28 casi per 100.000 abitanti. I motivi di queste differenze sono ancora da chiarire, ma possono suggerire, in un’ottica anche di una maggiore attenzione alla salute pubblica, l’opportunità di invertire il trend di spostamento della popolazione, favorendo un ritorno nelle aree rurali abbandonate, con la necessità, contemporaneamente, di provvedere a servizi e infrastrutture anche tecnologiche.

Pubblicato in Videointerviste

Mauro Agnoletti
Docente di Pianificazione Territoriale Facoltà di Agraria Università degli Studi di Firenze
Coordinatore scientifico Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale presso il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali

 

Tra le diverse indagini che sono state fatte per comprendere il meglio possibile il fenomeno della diffusione della pandemia di Covid-19, vi è stata anche la volontà di verificare se esistesse una relazione tra il modello di sviluppo del territorio rurale italiano e la distribuzione dei contagi. La ricerca è stata svolta dal laboratorio Cultlab della Scuola di Agraria dell'Università di Firenze, in collaborazione con la segreteria scientifica dell'Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale. Ciò che è emerso è che le aree ad agricoltura intensiva hanno fatto registrare molti più casi: 134 per 100 km quadrati, rispetto ai 49 nelle aree a minore intensità, che corrispondono a 37 vs 28 casi per 100.000 abitanti. I motivi di queste differenze sono ancora da chiarire, ma possono suggerire, in un’ottica anche di una maggiore attenzione alla salute pubblica, l’opportunità di invertire il trend di spostamento della popolazione, favorendo un ritorno nelle aree rurali abbandonate, con la necessità, contemporaneamente, di provvedere a servizi e infrastrutture anche tecnologiche.

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