Occhio alle etichette su biscotti e merendine preconfezionati: non sempre le dichiarazioni sono marker di qualità nutrizionale. Queste le conclusioni di uno studio recentemente apparso su Public health nutrition, condotto dal Gruppo di lavoro giovani della Società italiana di nutrizione umana (Sinu), all’interno del più vasto progetto Flip (Food labelling of italian products) volto a valutare la qualità nutrizionale delle varie categorie di prodotti alimentari preconfezionati venduti sul mercato italiano. Ce ne parla Margherita Dall’Asta, ricercatrice presso il dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e tra gli Autori dello studio.

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È online il programma della Virtual international conference “Emerging topics on mediterranean diet” che si terrà il 16 Novembre 2020 e che celebra il decennale del riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio immateriale dell'umanità. Evento gratuito organizzato da Società italiana di nutrizione umana (Sinu) con la Federation of the european societies of nutrition (Fens).

Questi i titoli dei quattro simposi al momento previsti:

  • mediterranean diet: from nutrigenomics to immunity;
  • mediterranean diet: critical nutrients and food groups;
  • plant-based dietary models and sustainability issues;
  • new food products in the mediterranean diet.

Opening lecture: “Mediterranean diet as intangible heritage of the humanity: 10 years after”, a cura di Antonia Trichopoulou, Hellenic health foundation, Grecia

Registrazioni gratuite: https://bvent.biomedia.net/s/2854

Segreteria organizzativa:

Biomedia Srl, www.biomedia.net

 

Il gruppo giovani della Società italiana di nutrizione umana (Sinu) ha recentemente pubblicato una revisione sistematica in cui ha analizzato i punti di forza e di debolezza di tutte le diete dimagranti e dei modelli alimentari disponibili in letteratura scientifica. Prima firma, Monica Dinu, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale e clinica all’Università degli studi di Firenze, che ha raccontato i risultati principali nel corso del recente convegno Nutrimi 2020.

Discreta consapevolezza dei rischi ma scarse ricadute sui comportamenti, in particolare tra i giovani e le persone con minor grado di istruzione. Questa la fotografia del rapporta tra gli italiani e il sale, consumato nel nostro paese ben abbondantemente al di sopra delle indicazioni dell’Oms, scattata da un’analisi, pubblicata su Nutrients e condotta da un gruppo guidato da Pasquale Strazzullo per conto del gruppo Sinu-Gircsi, ha valutato le nostre abitudini sulla base di un questionario sottoposto a circa 12 mila partecipanti.

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