Integratori, Expo 2020: mercato italiano modello da esportazione

09 Febbraio 2022

Un mercato di circa 4 miliardi di euro che rende l’Italia protagonista assoluta in Europa nell’ambito della nutraceutica. Una peculiarità che ci ha consentito di essere nei giorni scorsi protagonisti a Dubai nel corso del workrshop The italian model for food supplements in health promotion and disease prevention, organizzato da Federsalus a Expo 2020.

“La crescita continua cui abbiamo assistito in questi ultimi anni ha determinato un primato in Europa per quanto riguarda il mercato degli integratori alimentari nel nostro Paese”. Dice Germano Scarpa, presidente di Federsalus. “Un mercato che, in Italia, per l’87% è appannaggio di farmacie e parafarmacie, l’8% della grande distribuzione e il 5% dell’on line. Contiamo su una filiera virtuosa, composta da aziende dinamiche fortemente focalizzate sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Il comparto ha tendenzialmente un occhio puntato al mercato europeo, con Spagna, Romania e Francia in vetta alla classifica dei Paesi dove operano maggiormente le nostre aziende. L’orientamento, però, è di guardare in tempi rapidi al mercato extra Ue, in particolare Stati Uniti, Cina, Emirati Arabi e Russia. I consumatori stanno diventando sempre più consapevoli del ruolo essenziale degli integratori nel mantenimento della salute e del benessere fisico e mentale. Siamo orgogliosi che l'Italia possa rappresentare un modello virtuoso a livello internazionale”.

Proprio sul fronte della ricerca, che poi rappresenta un indicatore di future aree di mercato,  si sono concentrate le relazioni di scienziati e clinici nel corso del workshop, a partire da Giovanni Scapagnini, docente di Biochimica clinica all’Università del Molise, che ha sottolineato il ruolo prezioso della dieta mediterranea nel preservare salute e longevità indicando nei suoi ingredienti il serbatoio dei nutraceutici del futuro, portando come esempio le evidenze scientifiche sui benefici cardio e cerebrovascolari di componenti quali polifenoli, flavonoidi, acidi grassi mono e polinsaturi.

Secondo Giuseppe Derosa, docente di Medicina Interna all'Università di Pavia, i nutraceutici trovano ampio spazio applicativo nell’ambito della prevenzione del rischio cardiometabolico nelle cosiddette condizioni pre-cliniche (disglicemia, pre-ipertensione, pre-iperuricemia), lasciando ai farmaci il ruolo curativo nella malattia conclamata.

Alper Sonmez, docente di Medicina presso la Scuola di Medicina Gulhane di Ankara, ha passato in rassegna le opzioni nutraceutiche più promettenti per il trattamento della steatosi epatica non alcolica, dalla curcumina, alle vitamine D ed E, dalla silmarina alla quercetina. Tra le questioni aperte, i dosaggi ottimali, la durata dei trattamenti, la sicurezza a lungo termine e le migliori combinazioni da utilizzare.

Anche la salute dell’occhio sta destando molto interesse tra i ricercatori, come ribadito da Giuseppe Giannaccare, docente di Oftalmologia all’Università Magna Graecia di Catanzaro, che ha focalizzato l’attenzione sui risultati più recenti ottenuti con un carotenoide, l’astaxantina in caso di retinopatie, uveiti, cataratta e sindrome dell’occhio secco. Promettenti, su questo fronte, i dati sulla spirulina, microalga nota per i suoi effetti antiossidanti, immunomodulatori e antinfiammatori con risvolti clinici nell’ambito, per esempio, delle patologie della cornea e della retina.

A trarre le conclusioni dei lavori, Arrigo Cicero, presidente della Società italiana di nutraceutica: “Gli integratori rappresentano un costo per i consumatori e i loro impiego a lungo termine si giustifica solo se associato a benefici di rilievo su importanti indicatori di salute. Il rapporto costo/beneficio diventa favorevole soprattutto quando si parla di malattie a grande prevalenza, di cui spesso le istituzioni non sono in grado di calcolare i costi diretti e indiretti”.

Nicola Miglino

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