Il consumo eccessivo di cibo ultra-processato comporta un elevato rischio di sviluppare una malattia infiammatoria cronica intestinale (Ibd). Questi i risultati di uno studio da poco pubblicato sul British medical journal.

Cresce l’interesse ella ricerca verso nuove fonti alimentari che combinino l’alto contenuto in ferro e proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. L’obiettivo è ovviare, soprattutto nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali (Ibd), agli effetti collaterali di quanto oggi presente sul mercato, in particolare proprio il riacutizzarsi dello stato di flogosi. Alghe, funghi e probiotici sono gli scenari più promettenti, come descritto in una recente review pubblicata su Nutrients. Ne abbiamo parlato con uno degli Autori, Marcello Chieppa, ricercatore presso l’Istituto nazionale di Gastroenterologia “S. de Bellis”, di Castellana Grotte (Ba).

Le prove a sostegno della natura ferro-tossica del ferro nella progressione della malattia infiammatoria intestinale (Ibd) si stanno affermando e in parallelo si cercano composti di in grado di legare questi cationi metallici senza compromettere l'equilibrio della microflora intestinale.

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