Contrordine: il riso italiano indicato nei diabetici

15 Maggio 2023

Il riso lavorato, da sempre viene ritenuto un alimento ad alto indice glicemico, da consumare raramente e con cautela da parte dei diabetici. Due nuove ricerche, però, volute da Ente nazionale Risi, svolte da Università di Pavia e Politecnico di Torino, sono destinate a cambiare questo paradigma.

Se ne è parlato a Milano, nel corso di un evento che ha messo in evidenza come alcune varietà di riso possano rientrare a pieno titolo in una dieta alimentare con un carico glicemico idoneo per coloro chi presenta una patologia iperglicemica. Per la prima volta, infatti, è stato dimostrato che alcune di esse hanno un valore di indice glicemico che varia da 49 a 92, una media pari a 66,8 che colloca il riso italiano in linea con gli altri cereali. Inoltre, due varietà di risi italiani, già in coltivazione, Selenio e Argo, hanno un valore di indice glicemico rispettivamente di 49,2 e 50,5, numeri importanti se paragonati al 70 del pane bianco e al 100 dello zucchero, parametro usato come riferimento.

“Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’indice glicemico e l’amilosio di 25 varietà di riso Japonica”, racconta Mariangela Rondanelli, dell’Università di Pavia. “Abbiamo quindi coinvolto dieci volontari sani e non fumatori, che tra giugno 2021 e marzo 2022 sono stati sottoposti a regolari misurazioni per valutare la risposta glicemica, sia con alimenti di riferimento, sia con le qualità di riso. I risultati hanno dimostrato per la prima volta che all’aumentare del contenuto di amilosio, l’indice glicemico diminuisce. Da qui, la classificazione delle 25 cultivar di riso Japonica in base alla risposta glicemica bassa, media ed elevata, con conclusioni che aprono la strada a nuovi approcci nutrizionali. Le due varietà, Selenio e Argo, che sono rientrate nel range più basso, sono adatte a soggetti sia con diabete conclamato, sia con uno stato di glicemia a digiuno alterato, condizione che predispone alla malattia diabetica. La variante Carnaroli Classico, ampiamente diffusa, presenta un indice glicemico medio”.

L’ altro studio, altrettanto innovativo, ha permesso per la prima volta di mettere a punto un vero e proprio identikit del chicco di riso. L’obiettivo? Disvelare e misurare i caratteri morfologici dei granuli di amido presenti nella struttura interna dei chicchi di diverse varietà di riso italiane ed estere, al fine di valutarne la relazione con le proprietà organolettiche nelle preparazioni alimentari e stabilire un’eventuale correlazione fra la conformazione della struttura interna ed indice glicemico.

“Il nostro contributo ha permesso di capire che la struttura interna del granello di ogni varietà di riso è specifica e legata a fattori genetici ereditabili”, chiarisce Francesco Savorani, del Politecnico di Torino. “Le analisi al microscopio hanno evidenziato che la disposizione dei granuli di amido nonché le loro caratteristiche morfologiche, cioè forma, dimensione e compattezza, possono creare o meno degli spazi vuoti nel chicco e che il rapporto tra questi ed il volume occupato è differente tra una varietà e l’altra. Ed è proprio questo rapporto, chiamato porosità percentuale, a determinare la propensione del riso, durante la cottura, ad assorbire l’acqua e i condimenti e a rendere la preparazione finale un alimento nutriente, completo e gustoso”.

Non solo. I ricercatori hanno evidenziato che la porosità percentuale è differente tra varietà italiane e straniere: queste ultime, così come quelle di nuova costituzione, hanno prevalentemente una struttura compatta, mentre le varietà nostrane sono in genere più porose. “Gli straordinari risultati che abbiamo ottenuto non sono il punto di arrivo, bensì il punto di partenza della nostra ricerca genetica”, sottolinea Filip Haxhari, Breeder, di Ente nazionale risi. “Questi due studi fanno parte di un progetto più ambizioso che l’Ente sta sviluppando da alcuni anni e ci hanno permesso di fare un salto in avanti nel complesso lavoro di selezione genetica, il cui obiettivo è la creazione di varietà di riso adatte a una risicoltura sostenibile e capaci di soddisfare le esigenze di coltivatori e industria. In questo modo possiamo offrire ai consumatori un alimento sostenibile, gustoso e molto sano. Il nostro riso è un prodotto d’eccellenza, unico e identitario, grazie alla straordinaria qualità del granello. Ora, l’obiettivo è di ottenere il granello perfetto”. (n.m.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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