Crononutrizione e dieta sana: così si aiuta il sistema immunitario

19 Ottobre 2022

Non mangiare troppo tardi la sera, per evitare lo stress infiammatorio ed essere in linea con i ritmi circadiani della giornata e associare a ogni pasto frutta, verdura, legumi, perché la presenza dei composti bioattivi del mondo vegetale in quella fase di digestione è in grado di ridurre fortemente sia l’aumento dei trigliceridi ma soprattutto la risposta infiammatoria ossidativa.

Questi gli elementi cardine delle raccomandazioni nutrizionali per una vita longeva suggerite da Mauro Serafini, docente di Alimentazione e Nutrizione umana all’ Università di Teramo, al recente congresso della Società italiana di scienze dell’alimentazione (Sisa), che si è tenuto a Roma, sulla base dei risultati di uno studio effettuato dall’Università di Teramo relativamente a un caso di invecchiamento di successo su 151 Comuni localizzati principalmente nelle aree interne a ridosso dei parchi abruzzesi, dove risiedono 503 centenari e 18mila nonagenari.

“Anzitutto, vi sono delle affinità con la maggior parte degli studi sui centenari, legati a due aspetti fondamentali della longevità, ossia l’attività fisica costante e una dieta sana, con elevato consumo di prodotti di origine vegetale e l’assenza quasi totale di dolci”, spiega Serafini. “L’aspetto nuovo che emerge nel 93% dei nonagenari e nell’82% dei centenari è di aver seguito una tradizione alimentare tipica dell’Abruzzo, lo “sdijuno”, che significa “stappa digiuno”: una colazione salata di circa 300 calorie, fatta verso le 6.30. A seguire, alle 12.30 c’era un pranzo abbondante con cibi come polenta, legumi, carne, pasta fatta in casa, e intorno alle 18.30, cena a base di verdure, minestre, uova, formaggi. Con questi ritmi si favorisce un basso stress infiammatorio notturno, in linea con i ritmi circadiani che vedono rallentare il nostro metabolismo nelle ore serali. Pur essendo uno studio osservazionale, analizza l’importanza della crononutrizione, legata all’orario dei pasti per una maggiore longevità: dalla cena al pranzo ci sono circa 17,5 ore di restrizione calorica, una finestra dove c’è solo la colazione. Questo dava loro la capacità di non stressare né il sistema immunitario né il metabolismo, preparandoli per un pasto abbondante come il pranzo. La risposta metabolico/immunitaria individuale allo stress post-prandiale si lega ai ritmi circadiani, all’orario, alla tipologia di pasto. Questa è una possibile spiegazione della loro longevità, sebbene non si possa dimenticare che a determinare la sopravvivenza intervengano numerose altre variabili”.

All’incontro romano, un accento particolare, poi, è stato posto al legame tra alimentazione sistema immunitario, anche alla luce dell’emergenza pandemica in corso.

“Numerosi studi recenti collegano la dieta mediterranea alla protezione da malattie infettive e alla risposta ai vaccini in virtù dell’impatto dell’alimentazione sul sistema immunitario”, sottolinea Stefania Maggi, Dirigente di ricerca Cnr, Istituto di neuroscienze, sezione invecchiamento, Padova.

“Questo è un aspetto innovativo. Sono tantissimi, infatti, i lavori pubblicati sul rischio di infezione da Covid e di gravità della malattia molto maggiore nei pazienti obesi rispetto al resto della popolazione. Inoltre, i vaccini sono più efficaci se l’anziano è ben nutrito. Una raccomandazione rilevante in una fase in cui si sta avviando la somministrazione del vaccino bivalente e in cui è in procinto di partire la campagna antinfluenzale. Inoltre, la malnutrizione rende meno efficaci anche i vaccini contro pneumococco o influenza: una dieta corretta permette una risposta al vaccino superiore rispetto a chi presenta carenze nutrizionali. Le cause sono molteplici: il minore assorbimento della dose vaccinale, l'infiammazione cronica di basso grado associata all'obesità, la carenza di micronutrienti”.

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