“Le cellule leucemiche presentano un fenotipo metabolico atipico, caratterizzato da massa mitocondriale aumentata e maggiore dipendenza da fosforilazione ossidativa e ossidazione degli acidi grassi” sottolinea Paul Spagnuolo (Vedi foto), del dipartimento di Scienze nutrizionali all’ Università di Guelf e coordinatore della ricerca. “Tutto questo ruoto intorno all’iper-espressione dell’enzima Vlcad, ovvero l’acil-CoA deidrogenasi a catena molto lunga, che noi abbiamo identificato come cruciale per la loro sopravvivenza. Da qui la ricerca di un meccanismo in grado di sopprimere l’espressione dell’enzima e bloccare i processi ossidativi correlati alla crescita cellulare”.
La scelta è caduta sull’Avocatina B (AvoB), molecola contenuta nell’avocado, che i ricercatori già avevano individuato come in grado di contrastare i processi ossidativi dei grassi in studi su diabete e obesità e che ora sembra essere il candidato ideale nel contrastare la crescita delle cellule leucemiche dopo i primi risultati ottenuti in vitro.
"A questo punto, ci sono tutte le basi per testare la molecola in studi clinici sull'uomo”, conclude Spaguolo. “Vlcad, infatti, può essere un buon marker per identificare i pazienti da trattare, nonché rivelarsi un ottimo indicatore di efficacia della terapia".
La leucemia mieloide acuta rappresenta la forma più aggressiva di leucemia. La maggior parte dei casi si verifica in persone di età superiore ai 65 anni e meno del 10% dei pazienti sopravvive a cinque anni dalla diagnosi. Attualmente, circa la metà dei pazienti con più di 65 anni entra direttamente in un percorso di cure palliative. Altri affrontano la chemioterapia, con trattamenti spesso tossici e letali. "Per questo” conclude Spagnuolo, “c'è oggi una forte spinta verso soluzioni terapeutiche efficaci e meno tossiche. Proprio sul fronte sicurezza, abbiamo appena completato uno studio su pazienti diabetici con un integratore orale a base di Avocatina B, evidenziando come anche dosaggi elevati siano ben tollerati".
Nicola Miglino