Dal congresso Sinut la sfida post Covid-19 dei nutraceutici: farmaci o alimenti?

16 Dicembre 2020

“È necessario e urgente definire per i nutraceutici requisiti di qualità ed efficacia, tali da permettere loro di uscire dall’area grigia tra farmaci e alimenti in cui sono attualmente collocati, e farli assurgere, laddove ne sussistano i requisiti, al ruolo di rimedi privi di effetti dannosi, ma atti a ripristinare le condizioni di omeostasi fisiologica correlata al benessere metabolico”. Così Ettore Novellino, direttore del dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, lo scorso giovedì 7 dicembre nella sua lectio magistralis di apertura del X Congresso nazionale Sinut (Società italiana di nutraceutica), quest’anno in versione digitale.

“Negli ultimi anni è sempre più diffusa la ricerca di soluzioni che possano migliorare il proprio benessere”, dice Novellino. “Tra le strategie adottate per raggiungere tale scopo si consolida sempre più l’utilizzo di prodotti salutistici quali gli integratori alimentari e/o nutraceutici. Tuttavia, sebbene tale disciplina si sia notevolmente sviluppata nell’arco dell’ultimo ventennio, nell’attuale panorama normativo non esiste ancora una definizione che possa contraddistinguere i nutraceutici dalle altre categorie di alimenti. Nonostante moltissimi studi abbiano permesso di evidenziare una potenziale attività salutistica, molto spesso mancano chiare informazioni sulla sicurezza d’uso ed efficacia degli stessi, tanto da indurre in alcuni casi i consumatori a credere in false aspettative”.

Una sfida che Sinut tende a raccogliere, anche alla luce di quanto l’emergenza pandemica in corso ha fatto emergere in questi mesi, soprattutto rispetto al rischio cardiometabolico in grado di complicare il quadro clinico dei pazienti contagiati da Sars-coV-2.

“La recente epidemia di Covid ha mostrato come la nostra popolazione e il nostro sistema sanitario siano in realtà più fragili di quanto non percepissimo prima”, sottolinea, inaugurando il convegno, Arrigo Cicero, presidente Sinut. “In particolare, si è evidenziato come i soggetti fragili, specie se anziani, corrano più rischi di essere infettati e di complicarsi. I trend demografici mostrano un netto aumento di soggetti in età matura e anziana in discrete condizioni di salute che vogliono a diritto mantenersi sana e attiva negli anni a venire, senza necessariamente ricorrere ad approcci farmacopreventivi. In questo contesto l’attenzione della comunità e dei professionisti della salute per quanto riguarda le potenziali applicazioni preventive di una integrazione dietetica mirata con nutraceutici ha uno sviluppo rapidamente crescente”.

All’interno della fascia di popolazione che necessita di un intervento di prevenzione per ridurre il rischio cardiovascolare vi è una ampia casistica di pazienti.

“Parliamo di soggetti moderatamente ipercolesterolemici, ipertesi, iperglicemici, sovrappeso o in fasce di età in cui la somministrazione di farmaci specifici ha un rapporto rischio/beneficio ancora da determinare con precisione che potrebbero giovarsi di una supplementazione alimentare con integratori o prodotti con principi attivi di origine naturale che facilitino la normalizzazione di questi parametri senza che il paziente si veda legato all’assunzione di un farmaco, con l’impatto psicologico che questo comporta per l’individuo ed economico per il Ssn”, prosegue Cicero.

“Inoltre, tali prodotti possono entrare a far parte di una terapia di associazione con farmaci ipolipemizzanti in soggetti a rischio più elevato. Nella scelta prescrittiva di un integratore alimentare vanno poi considerate diverse caratteristiche quali patologia metabolica del paziente, co-morbidità e co-terapie del paziente, evidenze scientifiche di efficacia e sicurezza del prodotto, e qualità farmaceutica del prodotto commercialmente reperibile”.

Nicola Miglino

 

 

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