Diatomee, le alghe superfood del futuro

28 Marzo 2023

Cresce l’interesse degli scienziati per le potenzialità nutraceutiche e farmaceutiche delle alghe, in virtù della ricchezza di nutrienti presente in questi organismi marini. Nella grossa famiglia delle microalghe, una recente review ha preso in esame il potenziale delle Diatomee per l’industria nutraceutica del futuro prossimo. A parlarcene, Paola Nieri, docente di Farmacologia all’Università di Pisa e coordinatrice della ricerca.

P.ssa Nieri, innanzitutto perché una review sulle alghe?

La review è nata da una collaborazione con ricercatori della Stazione Anton Dohrn di Napoli. Come direttore del Centro interdipartimentale di Farmacologia marina, all’Università di Pisa, e membro del gruppo mediterraneo sulla Farmacologia dei prodotti naturali dell’Associazione internazionale Iuphar (imgnpp.org/it, ndr), sto dedicando una parte importante dei miei studi all’ambito marino, ovvero alle molecole di interesse farmaceutico e nutraceutico che possono derivare da organismi marini, o acquatici in senso più allargato. Ritengo che lo studio e l’utilizzo delle alghe, sia macro che micro, abbia grandi potenzialità in campo nutraceutico e farmaceutico, grazie al loro contenuto in principi attivi ad alto valore per questo tipo di settori.

Quante tipologie di alghe esistono?

Sebbene all’interno delle alghe, tutte appartenenti al regno dei Protisti, si possano distinguere essenzialmente le due grandi tipologie già citate, macroalghe e microalghe, di esse ne esistono numerosi generi e specie. Non è facile dire quante ne esistano. Viene stimato, infatti, che delle specie totali di organismi presenti nell’ambiente marino se ne conoscano molte meno della metà. Attualmente sono state descritte circa 12 mila specie di macroalghe e circa 50 mila specie di microalghe, ma i biologi ritengono che possano essere nel loro insieme qualche centinaio di migliaia.

Quali sono i composti bioattivi più interessanti sotto il profilo nutrizionale?

Le alghe sono molto interessanti dal punto di vista nutrizionale per il loro contenuto in proteine e aminoacidi essenziali, ma anche di acidi grassi, carboidrati, vitamine, calcio, ferro, iodio e sali minerali. Possono arrivare a contenere proteine anche fino al 60-70%. Contengono vitamine come la vitamina A e vitamine del gruppo B, fra cui la vitamina B12 che è assente, invece, nei vegetali. Le alghe possono contenere anche alte quantità di acidi grassi omega-3 quali l’acido docosaesaenoico  - Dha - ed eicosapentaenoico - Epa.

Oltre al potere nutrizionale hanno anche un potenziale salutistico dovuto alla presenza di metaboliti secondari, con proprietà preventive nei confronti di patologie. Fra questi metaboliti, vi sono molecole che appartengono, per esempio, ai polifenoli, flavonoidi e non, e ai carotenoidi quali, per esempio, b-carotene, luteina, astaxantina, fucoxantina, con riconosciute attività antiossidanti e antinfiammatorie.

Quali sono le peculiarità delle diatomee?

Le diatomee si distinguono dalle altre microalghe per il loro scheletro siliceo, che probabilmente si è evoluto come sistema di difesa da predatori. Dal punto di vista nutrizionale hanno caratteristiche simile alle altre microalghe. Per ora non sono molte le specie di diatomee che sono state studiate sotto il profilo chimico. I composti attualmente considerati più interessanti, dal punto di vista nutraceutico, sono il carotenoide fucoxantina e gli acidi grassi polinsaturi omega-3, Epa e Dha, che in alcune diatomee sono prodotti in quantità elevate. Attualmente lo Pheodactylum tricornutum è la diatomea più studiata ed è la fonte di un olio ricco in Epa già usato come supplemento negli Stati Uniti e sotto valutazione in Europa da parte dell’Efsa. Un altro successo delle diatomee sul mercato è quello della Odontella aurita, la cui biomassa ha ricevuto una opinione positiva da parte dell’Efsa per l’ uso come ingrediente nel cibo.

Quali limiti e opportunità offrono oggi per l’industria nutraceutica?

I limiti sono solo dovuti al fatto che sono state ancora poco studiate. Offrono, invece, diversi vantaggi, al pari delle altre microalghe, perché hanno un buon tasso di crescita, possono fornire una crescita continua durante tutto l’anno, non richiedono uso di pesticidi o erbicidi e non sono in competizione con colture nei terreni. Anche questo tipo di microalghe può, dunque, essere sfruttato in maniera ecosostenibile, permettendo di realizzare nuovi superfood e integratori della dieta.

Quali le sfide prossime future per la ricerca?

Sicuramente quelle di una maggiore capacità di sfruttare i finanziamenti europei, che supportano lo sviluppo di una economia ecosostenibile, tramite i progetti Horizon. Finanziamenti che possono permettere di conoscere un numero maggiore di diatomee, dal punto di vista chimico, e ottimizzarne le condizioni di crescita per valorizzare il più possibile il loro potenziale nutrizionale e salutistico. Un aspetto interessante nell’ambito delle condizioni di crescita è la possibilità di sfruttare mezzi di coltura arricchiti con liquidi di scarto della stessa industria alimentare, come quella casearia, o di sistemi di acquacoltura di animali marini, come itticoltura o colture di molluschi, nell’ottica, appunto, dell’economia circolare. Altra sfida importante e non trascurabile è la necessità di adeguati studi preclinici e trial clinici per la indispensabile valutazione delle condizioni di utilizzo che ne consentano veramente un beneficio per la salute dell’uomo.

Nicola Miglino

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