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Prugne, functional food benefico su profilo lipidico

17 Aprile 2023

Chi consuma abitualmente prugne, frutti ricchi di composti bioattivi, ne ha un vantaggio sul profilo lipidico? La domanda è lecita dal momento che le prugne presentano le caratteristiche peculiari di un functional food: contengono nutrienti essenziali e forniscono anche diversi micronutrienti (tiamina, riboflavina, piridossina, acido ascorbico, retinolo, γ-tocoferolo, potassio, sodio, calcio, ferro, rame, magnesio, fosforo e selenio) e agenti antiossidanti (sostanze fitochimiche come acidi fenolici e flavonoli).

Una recentissima revisione sistematica e metanalisi ha cercato una risposta chiara sull'efficacia delle prugne nel migliorare proprio i parametri del profilo lipidico. I risultati ne suggeriscono un’utilità nel ridurre il colesterolo totale in chi ha già un quadro dislipidemico e il c-Ldl in tutti gli individui; non vi è invece alcun impatto significativo per quanto riguarda i livelli di trigliceridi e colesterolo Hdl nel sangue, sia nelle analisi grezze che nei sottogruppi.

Precedenti studi hanno riportato che gli acidi idrossicinnamici (Hca), compresi gli acidi clorogenico, neoclorogenico, cumarico e caffeico, esercitano effetti benefici simili, con riduzioni di colesterolo totale e Ldl. Tra i meccanismi proposti, vi sono l'espressione aumentata del recettore-α dell'attivatore della proliferazione del perossisoma (Ppar-α), il potenziamento dell'attività dell'insulina, l'inibizione dell'Hmg-CoA e dell'attività dell'acil-CoA: colesterolo acil transferasi (Acat) e l'aumento della beta-ossidazione e delle attività lipolitiche.

Oltre al loro notevole contenuto bioattivo, le prugne rappresentano una buona fonte di fibre nella dieta. In primo luogo, le fibre riducono la digestione e l'assorbimento di importanti costituenti della dieta, inclusi lipidi e carboidrati, formando complessi meno solubili e sequestrandoli fisicamente; questo potenziale è raddoppiato dalla stessa attività di alcuni composti polifenolici. Va notato che, oltre alle fibre, i composti polifenolici presenti nelle prugne possono, direttamente e indipendentemente, derivare impatti simili con un possibile potenziamento sinergico.

Dal momento che il quadro lipidico di un individuo è in stretta relazione con obesità, infiammazione e pressione sanguigna, una revisione sistematica e metanalisi dello scorso anno ha studiato il possibile impatto dell'integrazione di prugne anche su questi aspetti. La ricerca grezza ha fornito 3.121 articoli, tra i quali 11 sono stati poi inclusi nello studio. Da questi emerge che l'integrazione con le prugne non ha alcun effetto positivo sui fattori della sindrome metabolica, né su peso corporeo, Bmi, percentuale di grasso corporeo, circonferenza vita, pressione arteriosa sistolica, pressione arteriosa diastolica o infiammazione indicata dai livelli di proteina C-reattiva.

Esistono due principali tipi commerciali di prugne: la prugna europea (Prunus domestica) e la prugna giapponese (Prunus salicina), ciascuna con molte varietà.

I ricercatori stanno raccogliendo ulteriori prove degli effetti farmacologici per le prugne studiando scientificamente le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Ci sono vari fattori che possono influenzare la concentrazione dei composti fenolici come la stagione, la composizione del suolo, il tempo/età in cui i frutti vengono raccolti, il metodo di conservazione utilizzato e anche il metodo di essiccazione della prugna. Il contenuto fenolico della prugna influisce anche sul gusto e sul colore, mentre si osserva che la prugna rossa o viola ha un contenuto fenolico più elevato.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

 

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