Tofu e isoflavoni di soia, su Circulation la conferma dell’effetto cardioprotettivo

31 Marzo 2020

Il tofu e, più in generale, gli isoflavoni di soia si confermano uno scudo protettivo per il cuore, soprattutto nelle donne giovani e in quelle in post-menopausa, laddove non si faccia uso di terapia ormonale. Le indicazioni giungono da uno studio osservazionale condotto da ricercatori dell’Harvard Medical School and Brigham and Women's Hospital e pubblicato su Circulation, organo ufficiale dell’America heart association.

Un’analisi condotta su oltre 200 mila soggetti afferenti a tre studi di popolazione (Nurses' health study dal 1984 al 2012; NhsII dal 1991 al 2013; Health professionals follow-up study, dal 1986 al 2012), tutti con persone, a inizio studio, che non presentavano cardiopatie o malattie oncologiche.

Le abitudini alimentari sono state indagate tramite questionario ogni 2-4 anni e i risultati incrociati con cartelle cliniche e certificati di morte per verificare incidenza di cardiopatie o decessi.

Nel complesso si sono verificati circa 8.400 eventi cardiovascolari e, tirando le somme, i ricercatori sono arrivati alle seguenti conclusioni:

  • il consumo di tofu per più di una volta alla settimana riduce il rischio cardiovascolare del 18%; del 12% se meno di una volta al mese;
  • la protezione è maggiore nelle donne giovani, non ancora in menopausa. Quelle in menopausa ne beneficiano ma solo se non già in terapia ormonale.
  • I benefici derivano, oltre che dal consumo di tofu, anche da cibi ricchi in isoflavoni quali, per esempio, ceci, fave, pistacchi, arachidi, noci.
  • Nessun vantaggio, invece, per il latte di soia, alimento processato e spesso con zuccheri aggiunti.

Così commenta Arrigo Cicero, presidente della Società italiana di nutraceutica: “Questo è un dato sicuramente interessante. Ovvio, deve essere contestualizzato. Da un lato i soggetti che hanno assunto più prodotti isoflavoni negli studi considerati erano di etnia asiatica: non è detto che il dato sia estrapolabile direttamente a soggetti di etnia diversa e soprattutto con pattern dietetico diverso. D'altro lato, spesso negli studi ove si investighi l'apporto di isoflavoni con la dieta non si fa riferimento ai fitoestrogeni totali, che non sono necessariamente solo gli isoflavoni, e spesso non si quantifica l'apporto di fitoestrogeni derivati dalla birra, molto variabile non solo in funzione della quantità assunta ma anche della tipologia di fermentazione. In ogni caso, il dato proposto è suggestivo di una potenziale utilità preventiva dell'assunzione alimenti di origine vegetale ricchi in isoflavoni, non solo derivati dalla soia, ma anche da altri legumi e frutti secchi più adattabili alla dieta mediterranea”.

 Nicola Miglino

 

 

 

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