La ricerca è stata condotta dal team guidato da un gruppo di studiosi cinesi della Chongqing medical university che hanno analizzato i dati della National health and nutrition examination survey (Nhanes), condotta tra il 2003 e il 2018. La coorte comprendeva 16.539 individui prediabetici o diabetici. I partecipanti sono stati classificati in tre gruppi in base ai loro livelli di Pufa Omega-3. Lungo un follow-up medio di 8,42 anni, si è osservata una stretta correlazione tra livelli più elevati di Omega-3 e riduzione significativa del rischio di mortalità sia per tutte le cause che per cause cardiovascolari. La riduzione del rischio era particolarmente pronunciata nel secondo e nel terzo terzile rispetto al primo, quello con il consumo più basso.
Le analisi statistiche hanno confermato i benefici dose-dipendenti, rivelando anche come il Bmi possa essere un fattore cruciale in grado di influenzare l’effetto degli Omega-3. Infine, i Pufa a maggiore azione benefica sono risultati l’Acido alfa-linolenico (Ala) e l’Acido docosapentaenoico (Dpa).
Nicola Miglino