Nella gravidanza fisiologica, la riduzione della sensibilità insulinica si accompagna a un aumento compensatorio della secrezione insulinica; tuttavia, in concomitanza di determinati fattori genetici o ambientali, tale secrezione può risultare non sufficiente a mantenere la glicemia nella norma, portando a una condizione di diabete gestazionale (GDM).
L’eccessivo passaggio transplacentare di glucosio determina, a sua volta, iperglicemia e iperinsulinemia fetale, eccessivo sviluppo dei tessuti insulino-sensibili, macrosomia e ipoglicemia neonatale. Una condizione di sovrappeso o obesità pre-gravidici o un eccessivo incremento ponderale materno nel corso della gravidanza, amplificano i meccanismi descritti.
È pertanto evidente che una corretta alimentazione sia indispensabile per garantire un buon esito della gravidanza.
Il fabbisogno calorico giornaliero e l’incremento ponderale desiderabile in gravidanza (da 5 a + 18 kg) variano a seconda del BMI pre-gravidico [1-2]. Inoltre, secondo i LARN [3], andrebbe garantito un apporto calorico aggiuntivo di 69 kcal/die nel primo trimestre, 350 kcal/die nel secondo trimestre e 460 kcal/die nel terzo trimestre. Quanto sinora esposto è auspicabile anche nelle donne con GDM per garantire un’adeguata nutrizione materna e fetale e un controllo glicemico ottimale senza chetonuria.
Un approccio nutrizionale valido, associato a una moderata attività fisica, è in grado di garantire un buon compenso glicemico senza terapia farmacologica nel 75-80% delle pazienti [4].
L’utilizzo di diete drasticamente ipocaloriche, inferiore a 1.500 kcal/die, è controindicato, anche in caso di obesità grave, per il rischio di malnutrizione e nati SGA. L’introito calorico complessivo deve essere distribuito in tre pasti principali e tre spuntini, mentre è proponibile solo uno spuntino serale nelle donne francamente obese.
Il rapporto fra i diversi macronutrienti prevede il 50% di carboidrati (non meno di 175 g/die, prediligendo alimenti a basso indice glicemico), il 20% di proteine (prediligendo quelle ad alto valore biologico come latte, carne e uova) e il 30% di lipidi (prediligendo monoinsaturi e polinsaturi omega 3 ed omega 6); la quantità di fibre deve essere di almeno 28 g/die, prediligendo quelle idrosolubili, derivanti da frutta ed ortaggi. Per contenere le escursioni glicemiche postprandiali, può essere presa in considerazione una riduzione della quota di carboidrati, comunque non al di sotto del 40% [2,5].
Se la donna segue un’alimentazione varia, assumendo frutta, verdura e latte, il fabbisogno di vitamine è garantito e non necessita di supplementazioni a eccezione dell’acido folico, efficace per la prevenzione dei difetti del tubo neurale. L’integrazione, da effettuarsi da un mese prima del concepimento sino alla 12ma settimana di gestazione, deve essere di almeno 400 mcg/die, ma può arrivare a 5 mg/die in donne con diabete pre-gestazionale e/o obesità [5].
Anche per i minerali è sufficiente una corretta alimentazione, eccetto per calcio, ferro e iodio, il cui fabbisogno risulta raddoppiato in gravidanza. Pertanto, nelle donne che non assumono latte, è opportuno l’utilizzo di alimenti fortificati con calcio. È inoltre da considerare la supplementazione con ferro, ed è raccomandato l’utilizzo del sale iodato (220-250 µg/die) [2,5].
Numerosi studi hanno anche valutato l’effetto di nutraceutici, tra cui gli inositoli e i probiotici, nella prevenzione e nel trattamento del GDM. L’inositolo è presente in natura in nove forme isomeriche, di cui le più frequenti sono il mio-inositolo (MI) e il D-chiro-inositolo (DCI), che hanno proprietà insulino-mimetiche e sono efficaci nel migliorare il controllo glicemico.
Per esempio, il MI, alla dose di 4.000 mg/die, ha dimostrato di ridurre la insorgenza di GDM e, alla dose di 4.000 mg x 3/die, di generare un effetto ipoglicemizzante rapido nel trattamento del GDM [6].
Una supplementazione di DCI, alla dose di 500 mg/die, ha determinato in donne caucasiche un miglioramento della crescita fetale e della glicemia post-prandiale, nonché una riduzione delle dosi di insulina e dell’incremento ponderale materno [7].
In gravidanza, anche la somministrazione di specifici prebiotici e probiotici (es. Bifidobacteroides e Lactobacilli) migliora la sensibilità insulinica, con una significativa riduzione di HOMA-IR, glicemia a digiuno e marcatori infiammatori, tutti effetti mediati dalla modulazione del microbiota intestinale. Tuttavia, l’eterogeneità dei dati riportati in letteratura non permette di confermarne l’efficacia del trattamento del GDM [5].
Infine, sono in corso esperienze di utilizzo di integratori a base di Ascophyllum nodosum, Fucus vesiculosus e cromo allo scopo di migliorare il controllo glicemico di donne con GDM.
Rosanna Donvito
Centro di Nutrizione per la Ricerca e la Cura dell’Obesità e delle Malattie Metaboliche - IRCCS “Saverio De Bellis” – Castellana Grotte (BA)
BIBLIOGRAFIA
- Institute of Medicine (US) and National Research Council (US) Committee to Reexamine IOM Pregnancy Weight Guidelines. Weight Gain During Pregnancy: Reexamining the Guidelines. Rasmussen KM, Yaktine AL, editors. Washington (DC): National Academies Press (US)
- Standard italiani per la cura del diabete mellito AMD-SID, 2018
- SINU Società Italiana di Nutrizione Umana. LARN Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione italiana. Revisione 2012
- Management of diabetes pregnancy: Standard 2020, Diabetes Care
- Linee di indirizzo sulla nutrizione nella gravidanza fisiologica o complicata da obesità e/o diabete, Lapolla et al, 2023
- Costabile L, Unfer V. Treatment of gestational diabetes mellitus with myo-inositol: analyzing the cutting edge starting from a peculiar case. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2017 Jun
- Di Biase ND, Martinelli M, Florio V, Meldolesi C, Bonito M (2017) The Effectiveness of D-Chiro Inositol Treatment in Gestational Diabetes. Diabetes Case Rep 2: 131. doi: 10.4172/2572-5629.1000131